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DE MARCO GIUSEPPE

Paupisi: 5 agosto 1821 - 20 luglio 1882

 

GIUSEPPE DE MARCO

GIUSEPPE DE MARCO COMANDANTE DEI CACCIATORI IRPINI

COLONNELLO GARIBALDINO GIUSEPPE NICOLANTONIO DE MARCO

I FATTI DI ARIANO DEL SETTEMBRE 1860

DALL'ARIANESE AL VOLTURNO

DAL VOLTURNO A PETTORANELLO

CARTINA D'EPOCA - ZONA BATTAGLIA DI PETTORANELLO

CARTINA D'EPOCA - ZONA DELL'ARIANESE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DE MARCO GIUSEPPE

Educato a sentimenti liberali dall'avo materno Gaetano Lenti, quei sentimenti egli doveva attuare con tenace e ardimentosa fermezza. Nel 1850 destituito da "ispettore di polizia di terzo rango", ufficio conferitogli nel periodo costituzionale, "andò vagando fra varie attitudini e diverse occupazioni", vigilato dalla polizia borbonica. Nel 1856 sospettato con altri di favorire la fuga dei detenuti politici dal carcere di Montesarchio, gli fu imposto il domicilio forzoso in Telese, ma il provvedimento non dové durare a lungo, se l'anno seguente la polizia segnalava le sue "pericolose escursioni in Avellino, Benevento e paesi vicini". Erano infatti i primi passi che egli muoveva quale emissario del Comitato dell'Ordine che da Napoli allargava la trama rivoluzionaria in quelle province e in Terra di Lavoro. Centro dell'attività del Demarco sarà in seguito la Valle Vitulanese, sicché tra lo scorcio del 1859 e i primi del 1860, ventuno comitati si costituirono per sua iniziativa e da essi dovranno poi uscire i volontari di quella banda insurrezionale da lui organizzata che prese il nome, sancito da Garibaldi, di "Cacciatori Irpini". Prendeva, inoltre, facili accordi nella città pontificia di Benevento, con Salvatore Rampone per la creazione di un comitato locale e questo ebbe vita nel febbraio del 1860. Nel giugno di quell'anno, il Demarco era a capo di seicento volontari e altri si aggiunsero nello agosto e fra essi, soldati e gendarmi pontificii disertati da Benevento, mentre con un audace colpo di mano, si impossessava di un carico di fucili destinati ad armare la guardia urbana. Il 2 settembre, gran parte dei Comuni dell'attuale provincia di Benevento, aveva dato la sua adesione al movimento rivoluzionario attraverso i rispettivi comitati; Benevento insorgeva e il Demarco poté marciare sulla città pontificia dove Domenico Mutarelli aveva messo in piedi una "compagnia beneventana". Proseguendo la sua marcia, dopo aver contribuito a sedare la reazione di Torre delle Nocelle, sorprendeva sulla via di Ariano Irpino e arrestava il maresciallo borbonico Flores al quale si impose la capitolazione del forte contingente che presidiava quella città. Il 26 settembre il Demarco lasciava Ariano dopo aver sedato tentativi reazionari. I volontari passati in rivista da Garibaldi e nominato il Demarco tenente colonnello, mossero al comando di Francesco Nullo su Isernia dove imperversava una violenta reazione. Ma a Pettorano, i volontari assaliti da ogni parte da una furibonda massa reazionaria, ripiegavano dopo un duro combattimento lasciando morti, feriti e prigionieri [vedi De Nunzio Francesco]. Altre reazioni si avevano qua e là nella Valle Caudina e il Demarco invitato dal generale Avezzana non mancò di pacificare gli animi secondo gli ordini ricevuti, ma anche procedere ad atti di rigore dove fu necessario (novembre 1860). Francesco De Sanctis allora governatore della Provincia di Avellino, dovrà elogiare il Demarco "per i suoi non lievi sacrifici rivolti al pubblico bene e la sua rara abnegazione per la quale nessun compenso aveva mai chiesto, se non l'approvazione della sua coscienza e la stima dei suoi concittadini". Il 31 gennaio 1861 il Demarco assumeva il comando della Guardia Nazionale mobile in Principato Ultra, dedicando la sua attività alla repressione del brigantaggio. Numerosi Comuni salvati dal flagello dei briganti, gli attestarono la loro gratitudine. La terza guerra dell'Indipendenza lo vide primo fra i volontari della sua provincia, ma una caduta da cavallo gli impedì di "esporre la sua vita per il compimento dei voti nazionali". Stroncato senza rimedio nel corpo, potè solo conoscere gli ultimi avvenimenti che davano alla Patria la sua unità.

Bibl. - R. Mercuro, Cenno storico dei fatti reazionari avvenuti in Principato Ultra nel 6 e 7 sett. 1860, Napoli, nov. 1860; G. De Sivo, Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, Trieste, 1868, II, p. 286; A. Mario, La Camicia rossa, Milano, Sonzogno, 1875, p. 210 e segg.; R. Brienza, La mia croce, Potenza, Spera, 1891, p. 189 e passim; S. Rampone, Memorie politiche cit., p. 76 e segg.; G. Petella, La legione del Matese durante e dopo l'epopea garibaldina, Città di Castello, Lapi, 1910, p. 43 e passim; A. Mellusi, L'origine della provincia di Benevento (1860-1), Benevento, De Martini, 1911, p. 23 e passim; F. De Nunzio, Nella rivoluzione del 1860 in Riv. Stor. del Sannio, 1915 e segg. A. Zazo, Il Sannio nella rivoluzione del 1860 cit., p. 25 e segg. e pp. 161-7; [cfr. Samnium 1960, p. 105]; Id. Benevento e il Sannio per l'unità di Italia, Benevento, 1961, p. 28.

da "DIZIONARIO BIO-BIBLIOGRAFICO DEL SANNIO" di Alfredo Zazo, Ed. Fausto Fiorentino, Napoli, 1973

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