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AIROLA

Principali "attendibili in linea politica"

del Circondano di Airola nel 1848

da "Il Collegio Uninominale di Airola" di Raffaele Caporuscio, 1997

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Airola

Simone Supino; Giovanni Aceto; Nicola Verli; Giuseppe Verli; Nicola Aceto; Francesco Aceto; Pietro Montella; Paolo Abbate; Alessandro Lombardi; Giuseppe Ferace; Cesare Truppi; Antonio Ruggiero; Stefano Napolitano.

Moiano

Felice Barilla; Francesco de Marco; Pasquale Meccariello.

Paolise

Francesco Bove e Pietro Bifani.

Arpaia

Antonio Tancredi e i figli Giovanni e Ignazio, Domenico d'Ambrosio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Supino Simone Domenico Michele: attendibile molto riscaldato, appartenne a quella schiera di esaltati che vagheggiò nella malaugurata epoca del '48 ed esternò poi con entusiasmo l'abominevole regime costituzionale. "A carico di don Simone Supino di Airola, don Felice Barilla di Moiano, Serafino Abate di S. Martino oltre le dimostrazioni del gennaio e febbraio 1848, sono più esplicite le accuse di sentimenti liberali: nel mese di ottobre e novembre 1848 essi si recarono a Paolise per piantare l'albero repubblicano. Non mancò chi assicurava che operai nell'epoca dell'effervescenza dissero essere giunto il tempo di dividersi i beni dei ricchi e che alla loro testa era don Nicola Supino". Resosi latitante dopo le accuse del giudice di Montesarchio di associazione segreta, nel 1850 era tra gli attendibili più ricercati. Simone Supino morì ad Airola il 2.5.1862.

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Giovanni Aceto: (al fonte battesimale Giovanni Giuseppe Stefano) appartenente ad una delle più antiche famiglie, nacque il 26.12.1800 dal dottore Domenico e da Raffaela Manetti Si formò ideologicamente all'ombra del fratello maggiore Tommaso, vice intendente delle Reali Razze di Carditello e carbonaro nel 1821 tra i più intransigibili, con i fratelli Verli, della provincia di Terra di Lavoro. Laureatosi in legge, esercitò l'avvocatura prevalentemente a Napoli nello studio di via Rosario a Portamedina, non tralasciando l'avito palazzo di Airola. Nel novembre e dicembre 1847 fu tra coloro che più premevano affinché il re concedesse la Costituzione liberale. Alle successive elezioni del Parlamento Napoletano del '48 fu eletto deputato per il distretto di Caserta nella prima e seconda votazione. Protestò energicamente per i fatti del 15 maggio 1848 e per la chiusura ad opera del re della Camera. Riaperta questa l'1.2.1849, per protesta con altri 7 deputati non vi mise più piede. Sciolta definitivamente la Camera il 12.3.1849 con decreto reale da Gaeta, Aceto fu attentamente sorvegliato dalla polizia, che teneva "occhio perenne" sul suo domicilio in strada Infrascata 321 per i frequenti contatti con 1'ex prefetto di polizia Tofano e con altri deputati. Un rapporto di polizia dell' 11.5.1849 informava il ministero dell'interno che Aceto "per quanto in possesso della carta di passo per la provincia non è rimpatriato, ma si trova in Napoli, dove si è fissato". Un secondo rapporto da Caserta a S.E. il ministro segretario di stato dell'interno ramo polizia a Napoli del 18.7.1849 "in ordine alla vigilanza istituita a riguardo degli ex-deputati della Camera elettiva" informa che "don Giovanni Aceto è in Airola per causa di malattia. Vennero a visitarlo il marchese Saccone e l'altro ex deputato Sansone". Proprio per questa malattia Aceto morì a Napoli il 2.2.1850 nella nuova casa di S. Anna dei Lombardi 10, lasciando la moglie Carmela de Mercato e tre figli di minore età.

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Nicola Verli: Nicola Verli nacque ad Airola nel 1783 da Bartolomeo e da Maria Angelica Rivetti. Aderì alla Carboneria e fu dignitario graduato e capitano della Legione. Ispettore dei regi mulini e successivamente del Real Condotto Carolino, fu decurione per più volte e sindaco di Airola nel 1817. Con ufficio del 2.11.1849 n. 191 sullo stato informativo dei funzionari amministrativi il giudice d'Orlando lo classificava attendibile negli affari politici e ne consigliava le dimissioni e la stretta vigilanza di polizia. Sposò Irene de Marco, da cui ebbe diversi figli, tra cui Giuseppe, primo sindaco di Airola dell'Italia unita. Nicola Verli morì ad Airola il 23.11.1872.

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Giuseppe Verli: nacque ad Airola il 5.6.1819. Studiò legge a Napoli e dopo la laurea fece pratica nello studio dello zio, il celebre avvocato Giacomo Tofano. Il 19.6.1854 sposò nell'oratorio privato di Bartolomeo Ruggiero Laura Ciardulli fu Cesare e fu Anna Maria de Marco. Già sorvegliato attentamente per gli eventi del '48 e per la frequentazione del Tofano a Napoli e di un comitato rivoluzionario a Roccabascerana, subiva un ulteriore atto di stretta vigilanza di polizia 1'11.10.1850 dall'Intendente Demarco, che voleva essere informato dal giudice d'Orlando di tutti i movimenti di Giuseppe Verli da Napoli ad Airola e viceversa. Sindaco di Airola dal 1859 al 1878, dopo il 1860 si trovò a gestire il difficile periodo di transizione dal Regno borbonico a quello italiano. Attuò la laicizzazione delle leggi piemontesi, prima affidate ad enti di carità, come l'accoglienza e il nutrimento degli esposti. "Iniziò le opere pubbliche che poscia da altri (Giuseppe Montella) furono estese, che ne resero più amena la dimora di Airola". Nel 1867 si trovò ad applicare la delicata legge dell'asse ecclesiastico e per questo ebbe un acceso contrasto col vescovo di S. Agata Lettieri a proposito della chiesa dell'Annunziata. Il vescovo l'aveva classificata come asse ecclesiastico, per cui tutti i suoi beni dovevano passare allo stato, mentre Verli la classificava come asse comunale. Non trovandosi un accordo, Verli scrisse al papa Pio XI, inviando un ricco dossier di bolle papali, in cui dimostrava come fossero gli amministratori della Terra di Airola da secoli a vantare diritti sulla chiesa dell'Annunziata e non il vescovo di S. Agata. Per quanto fosse un fervente democratico e un protagonista del '60, comprese la svolta moderata dei vincitori e vi si adeguò. Dopo il 1860 si oppose e a ogni tentativo reazionario filoborbonico e al brigantaggio, informando tempestivamente il governatore di Benevento C. Torre. Nelle elezioni politiche dal 1861 al 1870 fu grande elettore di Giacomo Tofano a cui era legato da vincoli di parentela e da affinità ideologica. Nel primo sindacato di Giuseppe Montella fu consigliere comunale. Morì il 20.5.1883 ad Airola e i suoi concittadini gli dedicarono una strada invero alquanto modesta.

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Nicola Aceto di Antonio: fu attendibile molto riscaldato e rivoluzionario negli eventi del '48 e '49, tanto da essere sottoposto a stretta vigilanza di polizia. Per quanto nemico giurato del Trono, nel 1854 fu sottratto alla vigilanza per decisione del regio giudice di Airola Catalano, tanto da essere arruolato nella Guardia Nazionale.

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Francesco Aceto di Antonio: fù come il fratello attendibile e rivoluzionario e ugualmente sottoposto a vigilanza di polizia. Di carattere violento si guadagnava da vivere, facendo "il mercante di carne", cioè trovando giovani, che, in cambio di denaro, sostituivano i bussolati per la leva (I giovani sostituiti venivano scelti generalmente tra povere famiglie di Bucciano e Luzzano, che poco dopo avevano già speso la modesta somma incassata, ma non avevano più le braccia dei figli per lavorare i campi).

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Paolo Abbate: Figlio di Donato e di Maria Gaetana del Cuoco, giovane farmacista, si distinse nelle turbolenze politiche del '48. Il 29.6.1850 la prefettura di Napoli lo espelleva dalla Capitale "per calunnia politica", con l'obbligo di non più rientrarvi. Il giorno stesso Abbate rientrava in Airola e il Giudice d'Orlando ne rafforzava la sorveglianza. Ancora nel febbraio 1859 Abbate era incluso nella lista degli attendibili sorvegliati, per cui dovendo recarsi in Napoli per acquisti urgenti per la farmacia ebbe un permesso speciale dall'Intendente di Terra di Lavoro con l'obbligo di presentarsi alla prefettura di Napoli.

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Cesare Truppi e Antonio Ruggiero: attendibili molto riscaldati nelle turbolenze politiche del '48, furono sottoposti a stretta sorveglianza dal giudice d'Orlando, che con ufficio del 30.8.1850 n. 8029 comunicava all'Intendente Demarco di aver loro vietato la carta di passaggio alle province, di aver ordinato di presentarsi ogni sera dal capourbano, di aver vietato di uscire la sera fino al sorgere del mattino successivo.

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Stefano Napolitano: soldato del 10 reggimento granatieri, si distinse a tal punto nei funesti giorni del '48 da essere relegato nell'isola di Ponza, da dove evase con altri la notte del 27.6.1857. Pochi giorni dopo l'evasione il giudice supplente di Airola Landolfi con ispettori venuti da Caserta procedette ad un'accurata perquisizione in casa Napolitano, ove c'era solo il vecchio padre del relegato politico, Giacomo di anni 80. Furono trovate solo lettere indirizzate a due commilitoni di Airola.

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Francesco de Marco: Gran Maestro della vendita "Schiavo in libertà" nell 820, fu attendibile molto riscaldato e si distinse "nelle turbolenze politiche del '48". Nell'ottobre 1848 si recò in Cervinara e diede agli esaltati rivoltosi di quel comune la falsa allarmante notizia che il re era fuggito da Napoli, dove si era alzato l'albero della repubblica, per lo che in Cervinara si fecero immantinenti preparativi per impiantare egualmente l'albero della libertà. Uomo immorale e perduto, pur avendo 60 anni e una famiglia numerosa, mantiene due tresche illecite, essendosi concubinato con due donne". ASC, Intendenza borbonica, Alta Polizia, I Inventario, b. 14/1.

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Pasquale Meccariello: Imputato di reati politici, ama mostrarsi in pubblico con cappello a due penne nere per uomini alla repubblicana. Ha sentimenti liberali e spesso si reca in Napoli, ove era a studiare nel collegio medico. Ha parlato ed agito di unità ad altri settari". ASC, Ibid., b. 19/1.

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Francesco Bove: Paolise 1803 Napoli 17.11.1884; avvocato; mazziniano, "soggetto attendibilissimo nel '48; ha dei concerti con Felice Barilla e dopo il 15 maggio ha tentato di stabilire un comitato rivoluzionario su basi repubblicane sia in corrispondenza con Napoli sia con Giuseppe de Ferraris di Montesarchio". ASC, ibid., b. 7/11. Dal 1865 al 1876 fu eletto nel collegio di Montesarchio al Parlamento, ove sedette sui banchi della sinistra.[vedi anche BOVE FRANCESCO]

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Pietro Bifani: Sostituto oratore nella vendita "seguaci di Ponzio" di Arpaia, fu medico condottato in questo comune dal 1820 al 1840, quando si dimise col chirurgo Nicola Schettino di Airola per contrasti di natura economica col sindaco Antonio Tancredi. Inculcò sentimenti liberali nel figlio Marco, che fu consigliere provinciale del mandamento di Airola e come ufficiale del battaglione mandamentale di Airola si distinse nella lotta al brigantaggio.

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Antonio Tancredi: Gran Maestro della vendita "Seguaci di Ponzio", fu per molti anni sindaco di Arpaia. Noto attendibile "il 15 maggio andò in Airola dal cap. Verli e gli domandò la forza per unirsi e venire in Napoli, ma essendosi questo negato, montò in collera... poi formò una comitiva di 30 persone per unirsi a quelli che dovevano venire dalle Calabrie ed il capo era lui. Disponeva di moltissime armi ed aveva progettato di rompere il ponte di Arpaia, intercettare il commercio con Napoli, impedire il corso dei condotti Carmignano e Carolino, innalzare l'albero della libertà in Arpaia". ASC, Intendenza borbonica, Alta Polizia, I Inventario , b. 14/1.

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