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IL BRIGANTAGGIO AD ANDRETTA E DINTORNI

Sequestri di persona nel brigantaggio postunitario

di Carmine ZICCARDI

Pubblicato su VICUM-Periodico trimestrale MAR-GIU-SETT 2000

da: http://digilander.libero.it/acomar/brigantaggio.htm

NUMERO DEI BRIGANTI

 

Il numero dei briganti è incerto: "Ci fecero vedere pure una fotografia di un individuo vestito alla borghese, che dissero essere un tale Colonnello Tardio di Salerno, al rovescio della fotografia era impresso un sigillo dello antico governo Borbonico, ed assicurava uno inoltre, che da circa due mesi il detto Colonnello aveva visitato tutte le bande dè briganti delle Provincie Meridionali, e che in complesso, dicevano, essere della forza di dicessette mila briganti". Essi sono organizzati in bande (circa 488). Ogni banda conta un minimo di cinque uomini fino ad un massimo di 2000. "Quivi era una banda di malfattori forte di circa 180 individui tutti armati, ed a cavallo e sentivo dire dai medesimi che fra essi vi era il Generale". Il 30 luglio 1863 "le bande riunite di Crocco, Schiavone e Caruso, di circa 120 uomini a cavallo, si fermano alle masserie di Piano Rinaldo verso Andretta, rubano biada per cavalli, uccidono e mangiano quattro pecore". "Quivi dormimmo, e la mattina seguente a circa le ore 16 giunsero altri due briganti, uno dei quali si appellava il sagrestano, l'altro lo schiericato. Verso la sera dello stesso giorno ne vennero altri due, e quindi progressivamente alla spicciolata ne giungevano sette, ora dieci, venti fini a quaranta. Niuno di costoro conobbi, marcai solo che vi erano anche delle donne, e tutti armati, e non a cavallo". "Nel bosco Castiglione vedemmo altri quattordici o quindici malfattori, ma non sapremmo dirvi chi fossero, essendo tutti forestieri. Ne anche sappiamo dichiararvi i discorsi che quei facevano, mentre non discorrevano mai innanzi a noi" ; "...vedemmo a sboccare a tutta carriera e prendere posizioni al di sopra di noi cinque briganti a cavallo, credo della banda Callarulo ....". 20 uomini armati, il 10 marzo 1862, verso le ore 23, depredano nel bosco di Castiglione i proprietari Giambattista Perrilli e Donato Tozzoli di Calitri. Al primo rubano due puledri del valore di £ 500 e al secondo tre cavalli del valore di £. 637,55. Nella sera del 13 il Capitano Ostorero del 3° Granatieri attacca una banda di circa 80 briganti nella masseria Foggianella presso Monticchio. Dopo due ore di fuoco quest'orda si dà alla fuga, trascinandosi morti e feriti, ed abbandonando 18 cavalli sellati, danaro, munizioni, armi e vestiario. La Truppa non registra danni . Il giorno 17 tre briganti a cavallo, guidati dal caporale Teodoro di Basile, sequestrano, nel territorio di Melfi (Basilicata), nella masseria Foggianella, presso Monticchio Francesco Saverio Spirito di Monteverde, lo conducono poco lontano e lo fucilano barbaramente. L'uccisione è stata ordinata dal famigerato Crocco perchè Spirito è sospettato di avere informato, nei giorni 13 e 16, i Granatieri della permanenza in quel luogo della comitiva da lui capitanata. I militi, quindi, attaccano i briganti e li battono energicamente infliggendo la perdita di cavalli, armi, munizioni e vestiario. Giovanni, Berardo e Felice Valente vengono sequestrati nel territorio di Cervinara. I primi due vengono rilasciati dopo il versamento del riscatto di £ 508. Il terzo continua ad essere tenuto in ostaggio perché la famiglia non ha provveduto a spedire la grossa somma richiesta dai briganti. I due, dopo la liberazione, vengono interrogati dal Delegato Mandamentale di Pubblica Sicurezza. Essi asseriscono che i malviventi erano in otto, tutti armati di fucili a due, canne, revolver e pugnali, e che erano bene informati di tutte le operazioni della Truppa. Per questo motivo la forza pubblica non riesce ad incontrarli e a distruggerli. Nello stesso giorno del sequestro dei tre fratelli, nella contrada Prolasi di Cervinara, si rinviene il cadavere putrefatto di Felice. Nonostante la famiglia abbia provveduto al pagamento della somma di £ 12750, i briganti "barbaramente l'uccidevano". Una comitiva di circa 15 briganti bene armati penetrano nella casa di Michele Negro,"di conduzione carboniere, sita nell'abitato di S. Paolina (Frazione di Cervinara)" e lo sequestrano, unitamente alla moglie, Ferraro Domenica, e a Puglia Carolina, e li conducono sulle montagne. Subito dopo liberano la Puglia. Strada facendo, il Negro riesce a fuggire. Si presenta al Delegato di P. S. e dichiara di aver visto con i briganti un prete ed una giovinetta, anch'essi catturati. Il mulattiere del barone Sangermano di Monteverde viene catturato nel bosco di Monticchio da dieci briganti. Lo sventurato viene rilasciato solo dopo il versamento del riscatto di ducati 15 da parte dell'amministrazione del barone. Cinque briganti sequestrano, in una loro masseria, nel territorio di Lacedonia, i fratelli Luigi e Saverio Megliola e rubano anche due giumente ed un cappotto. I catturati vengono condotti nel bosco di Castiglione. Alla famiglia chiedono £ 8500 per riscatto. Una sera Luigi, vedendosi poco custodito dai briganti fugge per luoghi inaccessibili. Appena i malviventi se ne accorgono, cercano di raggiungerlo: ma, "non essendo lor riuscito di rinvenirlo, si presentavano nella costui masseria denominata Lisca, in tenimento di Lacedonia, la incendiavano e vi uccidevano tre vacche, arrecando così il danno di £ 8500. Accorsi i Carabinieri Reali con un distaccamento di truppa ivi stanziata, nulla era loro dato di operare, dacchè il fuoco già aver distrutto non pure il casamento, ma benanche tutto ciò che vi esisteva di fieno paglia, legna e granaglie".

 

 

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