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GLI ANNI DEL BRIGANTAGGIO A CALITRI

Tratto da "ricerche storiche su Calitri" di Carlo De Rosa

http://www.calitrionline.com/storia/Capitolo%205.htm

Le nuove idee portate dalla rivoluzione francese ebbero il loro effetto anche a Calitri. A meno di un mese dalla nuova occupazione francese a Napoli, giunge in Irpinia, il 7 marzo 1806 il primo "Preside" del regime napoleonico, il colonnello Giacomo Mazas. Anche se di origini francesi, percorse tutta la sua carriera presso l'esercito borbonico (per ben 40 anni). Il problema più grave per il Mazas, fu quello di risolvere il fenomeno del "brigantaggio politico", che prosperava tra la plebe, nemica della borghesia e dei "galantuomini", ritenuti traditori del Re e della Fede. In queste zone e proprio a Calitri fu ben accolta la "compagnia Vuozzo" (dal soprannome del suo capo Pasquale Mauriello di S. Andrea di Conza); tale compagnia era composta da uomini di varia estrazione, ai quali i francesi diedero il nome di "briganti". Il 22 marzo 1807, durante un giro di controllo lo stesso Mazas, mentre si recava da Calitri a Carbonara, per poco non cadde vittima del Vuozzo. Infatti alcuni proprietari terrieri, saputo della visita del Mazas, gli andarono incontro per rendergli omaggio e si fermarono nel bosco di Castiglione. Qui però incontrarono il Vuozzo con una quarantina di briganti al seguito, furono accerchiati e alcuni dei proprietari terrieri morirono. Nel frattempo giunse anche il Mazas, unico testimone oculare, che riuscì a scappare rifugiandosi in Calitri. Per spostarsi l'indomani a Bisaccia, più sicura e più fidata. L'attacco nel bosco di Castiglione non fu l'unico, infatti Vuozzo e la sua banda continuarono a seminare terrore a Calitri e dintorni. A questo, successero molti altri episodi di brigantaggio. Il brigantaggio non finì con il ritorno dei Borboni, infatti, Vito Rizzeri di Bisaccia, Donato Schirò di Barile, i fratelli D'errico (soprannominati Mangiagatti) di Rionero, continuarono a spadroneggiare fino al 1822, quando furono uccisi nel Bosco di Palo Rotondo; i secondi rimasero uccisi il 22 maggio in un conflitto a fuoco con la forza pubblica. La situazione si calmò fino a che, dal 1861 al 1864, ritornarono Crocco, Caruso, Ninco Nanco, Coccia Pelata e Caporal Agostino e tanti altri. Le condizioni sociali e le difficoltà della vita, prodotte dolorosamente da un grave errore di politica economica, indussero all'espatrio di molti cittadini: l'esodo iniziò nel 1880 portando i calitrani (ventimila con figli e nipoti) in tutte le parti del mondo, purtroppo l'esodo non è mai smesso, continua tutt'ora.

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