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De Ferrariis Giuseppe Maria

(Saracena -Cosenza- 1782 - 13 dicembre 1849) Nel 1821, giudice a Buccino, fu destituito per aver aderito alla rivoluzione carbonara. Nel 1823 era a Montesarchio sorvegliato dalla Polizia che lo ritenne "tra i più irreconciliabili e pericolosi nemici del regime politico del Regno". Condannato in seguito, per aver aderito alla setta dei Filadelfi, fu dapprima rinchiuso nel carcere di Avellino e poi confinato in un'isola. Ritornò libero nel 1829, ma la destituzione e la subita condanna inacerbirono i suoi sentimenti antidinastici. Riprese quindi a cospirare con programma mazziniano. Il 31 gennaio 1848, due giorni dopo la promessa Costituzione, "a capo di tre o quattrocento persone di Montesarchio e preceduto dalle due bande musicali, bruciò pubblicamente i ritratti della Maestà del Re e della Regina". Nel novembre 1848, veniva denunziato per i suoi tentativi rivoluzionari, avendo trasformata la sua abitazione in un "club rivoluzionario segreto ". Si salvò ancora una volta per l'ascendente che godeva fra la popolazione, per la larga clientela di patrocinare e per la difesa gratuita che egli prodigava alla classe indigente che poi spronava nella lotta politica. Ma nell'agosto del 1849, la sopravvenuta dura reazione portò al suo arresto e malandato in salute, ritornò nel carcere di Avellino. Mori quattro mesi dopo. Si ha notizia di una sua opera letteraria Il Minotauro (1841).

Bibl. - P. C. ULLOA, Dei fatti dell'ultima rivoluzione cit., p. 139; V. CANNAVIELLO, Settari di Montesarchio cit. in Riv. Stor. del Sannio, 1921, p. 65; Id. Gli Irpini nella rivoluzione del 1820 cit., pp. 113 e 406-7; V. TESTA, Gli Irpini nei moti politici e nella reazione del 1848-9 cit., passim ~cfr. Samnium, 1932, p. 142 e segg.; A. ZAZO, Montesarchio per l'unità d'Italia cit., passim.

da "DIZIONARIO BIO-BIBLIOGRAFICO DEL SANNIO" di Alfredo Zazo, Ed. Fausto Fiorentino, Napoli, 1973

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