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Romualdo Bobba

Primo Preside del Liceo Classico "Giannone"

Era il 1810 quando venne fondato a Benevento il Liceo. Si era in periodo napoleonico e da quattro anni governava la città Louis de Beer. Il Liceo veniva a colmare un vuoto che perdurava da alcuni decenni: nel 1768 era stato chiuso il Collegio gesuitico, per effetto della soppressione dell'ordine. Il nuovo liceo aveva un carattere laico, ma quando nel 1817, finita l'era napoleonica, i gesuiti tornarono in città, furono loro a riprendere la direzione di questa istituzione scolastica.

Nel 1860, per effetto della conquista garibaldina dell'italia meridionale e della sua annessione allo stato sabaudo, furono espulsi dalla città gli ordini religiosi e fu quindi nuovamente soppresso il Collegio gesuitico. Fu quindi chiesta la costituzione di un liceo ginnasio statale che venne autorizzata in data 10 ottobre 1861. Da questa data inizia quindi, senza più soluzioni di continuità, la vita del liceo ginnasio beneventano. A dirigere la nuova istituzione scolastica, quale primo preside, fu chiamato un piemontese: Romualdo Bobba. Il Bobba era nato a Cigliano, in provincia di Vercelli, il 7 febbraio del 1828. Nel 1854 aveva conseguito la laurea in Filosofia, ed aveva iniziato da quell'anno la sua attività di docente nel Collegio Nazionale di Voghera. Nell'anno scolastico 1860-61 fu nominato direttore del Reale Collegio di Fossano, e l'anno successivo fu nominato rettore del Convitto e preside del Liceo Ginnasiale di Benevento. La presenza del Bobba a Benevento durò sette anni, fino al 1868 quando fu trasferito a Teramo. E furono anni molto intensi per la vita del Bobba, nonché per il liceo che egli dirigeva. Appena giunto a Benevento dovette riorganizzare la scuola secondo i nuovi regolamenti statali, e già nel mese di novembre avevano inizio le lezioni. Nel gennaio del 1862 veniva anche inaugurato il Convitto al quale il Bobba aveva destinato il piano superiore dell'edificio scolastico. Il liceo occupava l'intero stabile già di proprietà dei gesuiti, edificio che all'epoca aveva l'aspetto che si vede nella foto.

LICEO CONVITTO GIANNONE

già Collegio dei Gesuiti in Piazza Roma

anni 20

Siccome il liceo era succeduto ai gesuiti nelle loro proprietà sembrava naturale che ad esso spettassero anche le rendite già di pertinenza del Collegio gesuitico, in particolare quelle derivanti dai monasteri di Santa Sofia e di San Modesto, soppressi nel 1806 e non più reintegrati. Ma tale rivendicazione fu contestata sia dal Demanio statale sia dal Comune di Benevento. E fu lo stesso Bobba ad incaricarsi di una minuziosa ricerca storica che gli permise di risolvere, in via definitiva, la vertenza a favore del Liceo. Sempre nel 1862 il Municipio beneventano provvedeva a istituire due nuove scuole che mancavano alla città: un asilo infantile e una scuola tecnica. Con l'assenso del Ministero alla Pubblica Istruzione anche queste due scuole comunali furono affidate alla direzione di Romualdo Bobba. Nel 1865 il Bobba fu protagonista di un altro evento di grande valore simbolico per il Liceo: la sua intitolazione a Pietro Giannone. Agli inizi di quell'anno, precisamente il 4 marzo 1865, era stato emanato un decreto con il quale si imponeva di intitolare ogni liceo statale a qualche illustre personaggio. La tendenza era di scegliere un nome che avesse legami soprattutto con la città che ospitava la scuola. Nel caso di Benevento la scelta non fu "localistica" in quanto il Giannone non aveva avuto legami di fatto con la città. È facile immaginare che la scelta, che non mancò di sollevare qualche polemica, fu sicuramente orientata dal Bobba, che a Pietro Giannone dedicò un "Discorso", pubblicato il 14 maggio 1865 in occasione dell'intitolazione ufficiale del Liceo. Qui a Benevento il Bobba pubblicò anche la sua prima opera di filosofia (Saggio intorno ad alcuni filosofi italiani meno noti prima e dopo la pretesa riforma cartesiana, Benevento 1868), opera, che insieme ad altre successive, gli consentì di vincere, nel 1877, la cattedra di Storia della Filosofia presso l'Università di Padova.

Frontespizio del saggio di filosofia

"LA PRETESA RIFORMA CARTESIANA"

pubblicato a Benevento da Romualdo Bobba

presso l'editore Gaetano Nobile

1868

Nel 1879 vinse anche il concorso per la Cattedra di Storia della Filosofia presso l'Università di Torino, cattedra sulla quale rimase fino al 1905, anno della sua morte. Tra le numerose pubblicazioni di Bobba vi fu anche una Relazione sullo stato del R. Liceo-ginnasiale di Benevento, del 14 gennaio 1866, che fu ripresa e recensita addirittura dalla Nuova Antologia, nel febbraio dello stesso anno, con un articolo a firma di Isidoro Del Lungo. Il motivo è che la relazione del Bobba conteneva interessanti momenti di riflessione sullo stato dell'intera istruzione secondaria italiana, e della sua crisi. Ma vediamo cosa diceva il Bobba di questa crisi, con considerazioni che non sono esenti da valenze ancora attuali. "E' un principio di logica che l'argomento per exliaustionem è ritorcibile se l'enumerazione è incompleta, il che parmi sia accaduto nella enumerazione delle cause del decadimento dei nostri studi secondari fatta dai critici sopra notati. I nostri studi secondari, dissero essi, sono in decadimento. - Concediamo questa premessa. - Ma le cause assegnabili di questo fatto sono l'imperfezione dei programmi, il cattivo metodo, la mediocrità degli insegnanti. Dunque... - Neghiamo la conseguenza; perché l'enumerazione è incompleta, ed aggiungiamo che l'argomento si può ritorcere. La causa dei critici dimenticata nella enumerazione è complessa; e, sebbene mi costi il dirlo, è la poca cura che in generale si prendono i genitori per cooperare con noi alla educazione dei loro figli, è il poco zelo che pongono gli alunni nell'adempimento dei loro doveri scolastici. Non è mio intento di cercare le cause dell'uno e dell'altro fatto; mi basta farli noti. Ciò posto, i migliori programmi, il miglior metodo, i migliori professori non costituiscono da solo l'insegnamento. Non facciamoci illusione! Chi dice insegnamento, indica un rapporto: ed ogni rapporto inchiude necessariamente due termini e la loro relazione. Nel nostro caso il termine a quo è il docente; il termine ad quem è il discente; la loro relazione è la capacità, nel docente, di insegnare; e la volontà, nel discente, di apprendere. Parlare del decadimento degli studi secondari e fare astrazione dal discente è ragionare di un rapporto che non è rapporto, è realizzare un'astrazione, dar corpo a un'ombra".

 

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