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Il Brigante

ANTONIO COZZOLINO

detto PILONE

da "PIEMONTISI, BRIGANTI E MACCARONI" di Ludovico Greco, Guida Editori, Napoli, 1975

Pilone, brigante devoto

Il più grande, e forse il più significativo dei briganti napoletani, fu certamente Antonio Cozzolino, detto Pilone, dal fatto che era straordinariamente villoso, il quale operò per quattro o cinque anni, dopo il 1860, alle porte di Napoli, nell'amenissimo e ricchissimo territorio vesuviano. Dopo molti combattimenti, rapimenti e sensazionali imprese, il brigante Pilone, che era gia' passato in proverbio, venne costretto a rifugiarsi nello Stato Pontificio, anzi nelle galere del Papa. Evaso dalle prigioni romane nel 1869 e ospitato per qualche tempo in Palazzo Farnese da Francesco II esule, il brigante Pilone tornò a Napoli poco prima del XX Settembre, per cadere, il 14 ottobre 1870, in un'imboscata a Via Foria. Tradito da un suo vecchio compagno, Antonio Cozzolino venne ucciso, anzi trafitto paladinescamente a colpi di stocco; e indosso gli venne trovato, come leggiamo in una cronaca del tempo: "intorno al collo un abitino, (ovvero piccolo sacchetto di stoffa) contenente un'immagine di San Ciro, e nelle tasche un piccolo reliquario in ottone, contenente un pezzettino delle ossa della Beata Francesca di San Colombano, di San Giustino, e un poco di velo della Madonna, una immagine di Santa Maria delle Paludi, una meditazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, un pezzetto di carta sul quale stava scritto Antonio Cozzolino, io sono figlio della Madonna Addolorata perché in gielo ce il signore che più di esso ce il padrone, un abici' seguito dalla dottrina cristiana.., e lire quaranta in carta e pochi soldi". Certo, il pelosissimo "figlio della Madonna Addolorata", che cadeva in Via Foria il 14 ottobre 1870, lardellato dalle spade degli sbirri di Vittorio Emanuele II, somigliava molto più ad un campione della Santa Fede, ad un seguace del Cardinale Ruffo, mangiatore di cuori umani crudi, che non ad un Larochejaquelin o ad un Pugacef.

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