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LETTERE AL GOVERNO
D’ITALIA
Giornalmente ci arrivano decine di note di compatrioti ed ami=
ci
disperati ed arrabbiati da come stanno andando le cose e dalla preoccupante
deriva che sta prendendo la situazione economica, soprattutto nelle zone
più depresse del Paese.
Qualcuno ci ha incolpati di essere come degli struzzi che,
mettendo la testa sotto la sabbia della ricerca storica, ignorano tutto qua=
nto
accade alla nostra Gente.
Niente di tutto questo: noi e la stragrande maggioranza di co=
loro
che riescono già da tempo ad osservare il mondo con gli occhi di chi
ormai conosce la verità, sappiamo bene cosa sta accadendo e avremmo
tante cose da dire…….. ma non è ancora giunto il nostro
momento.
Con una tale premessa, mettiamo in onda tre delle tante lette=
re
inoltrate al Governo ed inviate alla nostra Redazione per conoscenza. Sono =
tre
“voci nel deserto” urlate da tre diversi punti di osservazione.=
Giudicate voi.
Buona lettura.
Cap. Alessandro
Romano
Nota inviata al Governo nell'ambito dell'iniziativa web di Palazzo
Chigi: "Spending Review"
ovvero
"Revisione della spesa pubblica"
di
Santolo Cannavale
Il più gra=
nde spreco
di risorse in Italia? Gli interessi pagati sul debito pubblico che finiscono
per buona metà all’estero. Siamo talmente generosi noi italiani
che ci permettiamo il lusso di distribuire annualmente agli investitori sit=
uati
fuori dal nostro Paese più di 45 miliardi di euro (circa 50% del tot=
ale
sborsato dal Tesoro).A mio sommesso avviso, dopo aver sistemato il
"carteggio con Bruxelles" il Governo a guida Monti doveva decidere
un’imposta (o contributo) sui patrimoni medio/grandi. E doveva farlo =
nei
primi giorni di impegno governativo, prima dell'accerchiamento dei partiti.=
Con
un’aliquota del 4% sugli 8.000 miliardi di euro di beni posseduti dag=
li
italiani, si “portavano a casa” circa 300 miliardi di euro, dan=
do
una spallata significativa al debito pubblico e diradando le aste di BOT e =
BTP.
I mercati avrebbero applaudito, la borsa con le sue quotazioni da saldo avr=
ebbe
risposto con aumenti del 40/50 per cento, i BTP a lunga scadenza avrebbero
guadagnato il 25/30 per cento del proprio valore, i tassi d'interesse sulle
nuove emissioni di titoli pubblici sarebbero scesi a livelli accettabili: da
qui il più grande risparmio di costi. Il resto sarebbe venuto da se.
L’intervento andava spiegato con pacatezza ai destinatari interessati,
sottolineando il carattere non punitivo del provvedimento, anzi riconoscend=
o ai
possessori di grandi patrimoni il merito storico di poter salvare il Paese.
Agli stessi si prospettava la concreta possibilità di recuperare
l’esborso con lauto guadagno sul restante patrimonio a seguito dei ri=
alzi
dei mercati e del buon andamento dell’economia non penalizzata dai
prevedibili, drastici ridimensionamenti di consumi e posti di lavoro. Il
Governo, nonostante ripetuti solleciti in tal senso da fonti diverse, non ha
voluto infastidire i portatori di grandi patrimoni e non ha inteso disturba=
re
la Svizzera per farsi dare l’elenco dei “grandi clienti”
italiani. Altra manifestazione, questa, di generosità verso i detent=
ori
di capitali all’estero. Intanto – ritoccando i costi
dell’azienda Italia – il Governo ha messo all’opera Enrico
Bondi che, rendendola appetibile, ha contribuito a portare la Parmalat nelle
accoglienti mani dei francesi, al netto dei debiti aziendali che gli
italiani, gelosi, hanno tenuto
tutti per se. La squadra si è arricchita anche del pungente giornali=
sta
del Corriere della Sera Francesco Giavazzi e beneficia delle buone intuizio=
ni
aggiuntive di Giuliano Amato. Mi sbaglierò, ma l’Italia poteva
salvarsi con i propri mezzi, =
senza
interventi e mediazioni esterne. Il Governo ha pensato di rivolgere
l’attenzione a farmacisti, tassisti, pensionati ed utilizzatori
potenziali dell’art.18. Il futuro chiarirà la portata di queste
strategie e le conseguenze per noi e per i nostri figli. Il tutto anche alla
luce dei nuovi eventi che caratterizzano lo scenario europeo.
LETTERA APERTA
AL PRESIDENTE&=
nbsp;
DEL CONSIGLIO
MARIO MONTI
di
Ignazio Coppola
Egregio
Presidente,
Sono uno dei tanti
pensionati assieme ai tanti lavoratori dipendenti ed autonomi ai quali Lei =
ha
chiesto di fare sacrifici e di stringere la cinghia per salvare il paese
dal default.
Ancora, avendo
completato a mala pena la scuola dell’obbligo, non ho capito bene, al
pari delle altre parole rating =
e spread, il loro effettivo signific=
ato.
Ma, poiché Lei le pronunzia, ogni qual volta, in maniera così
suadente, serafica e rassicurante, mi fido pienamente e sono convinto della=
sua
missione che è quella di salvare il Paese.
Sono tanto sicuro
che Lei riuscirà con q=
uesto
suo fare rassicurante e convincente, che non è quello del suo
predecessore Silvio Berlusconi che aveva tutta l’aria di prenderci in
giro, nella titanica impresa e nel segno della “equità” a
salvare noi poveracci salvaguardando le nostre pensioni, i salari ed i live=
lli
occupazionali.
E per questo non
c’è proprio da dar credito ai suoi detrattori che la indicano =
come
il paladino delle finanza e dei banchieri e, addirittura, lo paragonano a Supeciuk, l’eroe negativo dei
fumetti creato da Max Bunker e che, al contrario di Robin Hood, prende ai
poveri per dare ai ricchi. Queste malelingue, infatti, non fanno altro che
ripetere che alla fine pagheranno, come sempre, i soliti noti e non gli ign=
oti
evasori fiscali e ancor meno i soliti ricchi essendo, a loro dire, impensab=
ile
che, da parte sua, sia applicata in alcun modo ed in qualche misura la patr=
imoniale
nei confronti della parte più ricca del paese.
I suoi detrattori
continuano a dire che Lei, da buon economista, dovrebbe sapere che continua=
ndo
ad aumentare le accise sulla benzina e sul gasolio, dovrebbe rendersi conto=
che
l’aumento del carburante da trazione in un paese come il nostro, dove=
il
trasporto su gomma ( concepito a suo tempo per favorire la Fiat) incide per
l’80 % e il 20% solamente su ferrovia, accrescerà di conseguen=
za
il costo del trasporto con evidenti riflessi sui consumi.
I suoi detrattori
continuano con ostinazione a dire che lei, da buon economista, dovrebbe sap=
ere
poi che, come sta facendo ad ogni piè sospinto, aumentando l’I=
VA
riduce i consumi contraendo di fatto la produzione e diminuendo
l’occupazione nel Paese. I suoi detrattori dicono che questi sono
principi elementari di economia che anche i suoi stessi bidelli della Bocco=
ni
conoscono. Evidentemente costoro non hanno mai frequentato le sue magistrali
lezioni di economia.
E poi, caro
Presidente, mentre era impegnato con il suo governo ad abolire l’arti=
colo
18, qualcuno avrebbe potuto e dovuto spiegarLe che lo Stato Italiano &egrav=
e;
in credito di ben 98 miliardi di Euro (ben quattro manovre finanziarie) nei
confronti di 10 società concessionarie della gestione delle macchine=
tte
mangiasoldi che appestano bar, tabaccherie e i locali pubblici d’ogni
genere nel nostro Paese. Concessioni per gioco d’azzardo a go-go per
tutti, tranne da sempre per l’apertura del Casinò a Taormina,
cittadina a grande vocazione turistica che ha il solo torto di essere alloc=
ata
geograficamente al sud.
Si Presidente, be=
n 98
miliardi di euro che, su accertamenti della Guardia di Finanza e della Corte
dei Conti, 10 società, dietro cui a quanto pare vi sono come al soli=
to politici
ed organizzazioni poco trasparenti, devono ai Monopoli e allo Stato Italian=
o in
virtù di una convenzione sottoscritta e mai rispettata e di un
collegamento telematico che non ha mai funzionato. Ma è ormai un dat=
o di
fatto incontrovertibile che q=
uesto
Paese si regge essenzialmente sul gioco d’azzardo tra casinò, bingo, macchinette
mangiasoldi, gioco del lotto, Superenalotto, 10 al lotto, ippica, totocalci=
o,
calcio scommesse, gratta e vinci, infoline, video poker e quant’altr=
o per
un totale di 70 miliardi di e=
uro
all’anno.
Tale è il
gettito che viene allo Stato dai giochi per cui alla luce di tutto questo il
nostro lo si può considerare, con buona pace dell’etica e della
morale che dovrebbe esser alla base di uno stato progredito e moderno, al c=
ontrario
a pieno titolo, uno stato biscazziere. A questo ci siamo ridotti, caro
Presidente a dover mettere in maniera così ignobile le mani nelle ta=
sche
degli italiani per spremerli e spennarli come polli, salvo poi attraverso
sketch pubblicitari invitarli a giocare con moderazione dopo aver reso
dipendenti dal gioco e ludopatici quasi un milione di italiani.
Era tanto impegna=
to,
con il suo governo, nell’abolire l’articolo 18 che si è =
pure
scordato di disdire il contratto con la Lockheed
Martin per i 135 caccia bombardieri F-35 che costeranno allo stato ital=
iano
ben 17 miliardi di euro
Si ricorda
Presidente? Quella stessa Lockheed dello scandalo diventato famoso, nel lon=
tano
1976, per le mazzette pagate per svariati miliardi di lire ad Antilope Kopp=
ler
(nome in codice di un politico italiano di primissimo piano) per favorire
l’acquisto degli aerei C-130 e di cui certamente, a quei tempi Lei era
giovane, avrà memoria. E con la Lockheed e con siffatti precedenti si
può correre a tutt’oggi
il rischio di sentir ancora puzza di bruciato. Ed infine, per
concludere, i suoi detrattori insistono nel dire che in Afghanistan continu=
ano
a morire senza alcuna ragione tanti giovani italiani con costi economici
ingiustificabili di centinaia di milioni di euro per una missione di pace c=
he
proprio di pace sembra non sia. In definitiva i suoi detrattori sostengono =
che
abolendo sprechi, recuperando quanto dovuto allo stato italiano dagli evaso=
ri,
riducendo inutili spese militari, aggredendo i grandi patrimoni, costringen=
do
le banche, gli istituti finanziari ed assicurativi a fare a favore delle
imprese investimenti produttivi e non speculativi, si potrebbe arrivare alla
conclusione di salvare l’Italia e far crescere il Paese.
Parole
d’ordine: “Salva Italia” e “Cresci Italia” da=
Lei
coniate e delle quali i suoi detrattori se ne sono indebitamente appropriat=
i.
Io, caro Presiden=
te,
nel segno della “equità” sto con Lei, la mia modesta
pensione è a sua completa disposizione e del Paese ne faccia ci&ogra=
ve;
che più e meglio le aggrada e al riguardo mi riservo di comunicarLe =
il
numero del mio conto corrente bancario che, come da disposizione legislativa
del suo governo, ho aperto in questi giorni e sul quale ho provveduto
all’accreditamento del modesto frutto dei miei tanti anni di lavoro. =
Sono
nelle sue mani.
Con affetto, stim=
a e
riconoscente per quanto ha fatto e continuerà a fare per il sottoscr=
itto
e per il Paese e ancora grazie per averci generosamente dato la
possibilità di pagare in “comode” rate la tassa
sull’IMU.
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Con eterna gratitudine suo devotissimo =
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sp; =
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sp; =
&nb=
sp;
Ignazio Coppola
Lettera inviata al Governo
Sig. Professore
Monti,
ho dovuto lasciar=
e la
mia terra lucana per la Germania dove mi spacco la schiena per poter vivere.
Oltre alla terra, ho lasciato anche la vecchia casa paterna che adesso &egr=
ave;
chiusa. Mi hanno chiamato i parenti dicendomi che dovrò pagare caro,
perché ho la casa disabitata e sfitta. Non pagherò perch&eacu=
te;
non ho soldi da darvi ma dovete avere solo un pò di pazienza e il
problema sarà risolto. Questa estate ritornerò per una settim=
ana
e provvederò a demolire la casa con il tritolo che nonno Tore ha
nascosto in campagna. Quando sarete tutti all’inferno tornerò.=
Michele Petrulli
(Monaco)
ECCO LA SOLUZIONE !