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"Storie di galantuomini, briganti
e soldati dal 1860"

ricerche storiche di:

Vincenzo Perretti

CAPITOLO XII

Ben diversa versione dell'accaduto, del tutto romanzata e fantasiosa, per non dire altro, fu quella che tal Raffaele Barbiera si inventò nel 1869. All'epoca notissimo poeta, autore anche di alcun libretti mandati in scena da Giuseppe Verdi e scrittore di romanzi storici, Barbiera dovette ritenere che, pubblicandosi il suo libro "Figure e figurine del secolo che muore" nella lontana Lombardia, potesse anche escogitare per i suoi lettori un raccontino ad effetto per descrivere la fine di uno dei tanti briganti del sud, dipingendo quasi uno scenario da operetta. Nessun altro commento per giudicare il suo scritto, nei passi che riguardano la morte di Serravalle: " Il Solera, appreso che il brigante infesta colle masnade la Basilicata, veste tutte le sue guardie da briganti spagnuoli, e marcia con esse, pure egli travestito, contro don Paolo. Conoscendo a menadito la lingua spagnuola, si presenta a quel masnadiero e gli dice che è venuto da Roma in suo aiuto, e che è felice di unire alle sue le proprie armi (...) don Paolo si trova da solo, alla bocca della caverna, la scena si presenta fantastica, degna di Salvatore Rosa (...) il Solera scorge una donna giovane e bellissima, che appare sull'uscio della capanna, e le fa cenno d'avvicinarsi a lui. Allora il Serravalle comprende che si tratta non di un alleato, ma di un nemico, ma il Solera si scaglia in quell'attimo sopra don Paolo colla pistola in pugno. Fra l'uno e l'altro arde una lotta corpo a corpo, e don Paolo è vinto dalla forza erculea del Solera, il quale gli strappa dalla cintura il pugnale, e glielo pianta nella gola (...) e infine, suonata l'ora della generale fucilazione degli altri malandrini, egli stesso raccolse la salma e la seppellì ai piedi della montagna". Il giornale milanese " Il Pungolo" riportò la stessa versione del Barbiera. Pochi mesi più tardi Temistocle Solera fu nominato Questore di Firenze, all'epoca capitale d'Italia.

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