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Brigantaggio del Matese

da: " Dai Sanniti all'Esercito Italiano" - Stato Maggiore Esercito " di: Flavio Russo

la tattica dei briganti

Come accennato verso la fine del '61 i capi briganti, prendendo atto della svolta imposta alle operazioni di repressione, e non certo solo per l'impatto di queste sulle popolazioni civili, furono indotti ad una revisione tattica delle loro abituali modalità di guerriglia. Si era infatti ampiamente dimostrato poco pratico il ricorso a grosse formazioni di improbo mantenimento materiale e di ancor più improbo controllo disciplinare. Il dispositivo militare del Cialdini, discutibile ed atroce quanto si voglia, aveva effettivamente minato la sopravvivenza di questi numerosi raggruppamenti paramilitari, che per conseguenza si frazionarono minutamente dando così l'avvio alla più deleteria azione brigantesca spicciola. Quasi tutte le bande in tal modo originante si iniziarono ad operare contemporaneamente in diversi settori, con assoluta autonomia, ma con una sostanziale concordanza di obiettivi e di tattiche estrinsecative. In pratica queste ultime possono così sintetizzarsi: i briganti solitamente ben defilati ed appostati assalivano le lente colonne militari e le pattuglie in perlustrazione con una imprevedibile scarica di fucileria su di un fianco, imponendo subito un pesante tributo di sangue ed un naturale e pericolosissimo sbandamento. Spesso poi a questa prima faceva seguito una seconda scarica da tutt'altra direzione, specie dopo la ricomposizione della colonna in difesa verso il lato da cui era stata inizialmente attaccata. A secondo degli esiti l'azione poteva proseguire fino al massacro, evento non molto frequente, o risolversi lì, con un successivo sganciamento alla reazione, attraverso gli impervi ed ignoti sentieri montani. Infatti, praticissimi dei posti, essi sceglievano di preferenza il campo di battaglia dove il terreno permetteva una sicura ritirata al coperto o fra montagne dove l'inseguimento era difficile. Per mezzo di loro confidenti erano generalmente bene informati non solo delle mosse delle truppe ma anche dello scopo dei loro spostamenti, e trasmettevano le notizie con fiammate di notte e colonne di fumo di giorno. Un segno perciò di riconoscimento delle "stazioni semaforiche", dei briganti era la presenza di paglia bagnata. I segnali evitavano possibili accerchiamenti alle bande vicine. Infiniti trucchi ed espedienti, repertorio atavico dei montanari, servivano per aggiornarli su qualsiasi movimento dei militari, ed in queste trame di connivenza una larga aliquota degli abitanti dalle donne ai bambini, dai pastori ai carbonari, nei primi tempi collaborava spontaneamente. Anche questa era a ben guardare una riproposizione della logica difensiva dei montanari sanniti, sempre perfettamente informati sulle mosse delle unità romane, grazie alle loro segnalazioni ottiche.

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