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DON LUIGI CANELLI

DECURIONE DEL COMUNE Solopaca -Telese

IL LIBELLO INFAMANTE

da: "SERVIRE INSIEME" di Vincenzino Canelli - edizioni Diocesi Cerreto Sannita N° 3/2002

..... Tra gli arrabbiati contro don Luigi v'è il Sindaco Abbamondi, e, tra i più arrabbiati, l'Arciprete Gaudino. Barrisce l'uno, ruggisce l'altro. Entrambi si rivolgono con proprie missive a S.E. l'Intendente di Terra di Lavoro. Il primo cittadino, tanto per cominciare, chiede al Signor Intendente di "voler sgravare il Canelli da una missione tanto male affidatagli" come da lettera che riporto (lettera del 6 maggio 1858 n. 4669 in arch. di Stato di Caserta ex intendenza borbonica di alta polizia)

Signor Intendente,

per soverchia prudenza e galantomismo le ho taciuto finora i raggiri vergognosi del Decurione Luigi Canelli che cerca travolgere i fatti tutti di questo Decurionato. Ma ora siamo a tale che debba palesarle qualche fatto recente di questo essere pernicioso. Nella discussione dei reclami pel ruolo di transazione, un libello famoso del Canelli metteva nella necessità la Commissione composta de' Decurioni e Parrochi sottometterlo ad una Corte speciale informandone all'uopo il Regio Giudice. Ma la Commissione nella sua prudenza mi ha fatto istanza che le ne avessi fatto rapporto onde Ella nella sua saggezza disponga in modo da non far rinnovare simili vituperi. Epperò la priego pel regolare andamento delle cose di voler sgravare il Canelli di una missione tanto male affidatagli

F.to il Sindaco G. Abbamondi

Segue la lettera dell'Arciprete che trascrivo (Lettera del 9 maggio 1858 in arch. di stato, cit.)

Signore,

la minteressa molto per il buon ordine politico e religioso farle conoscere l'attentato commesso dal Decurione don Luigi Canelli che sfacciatamente presenta al Decurionato, mentre era occupato con i. parrochi nella discussione de' reclami per il ruolo di transazione, un foglio infamante che conteneva scatimenti li più obbrobbriosi contro le pubbliche ed alte autorità e specialmente contro i parrochi.

Signor Intendente la prego a richiamare su di questo fatto le di lei più atte e serie riflessioni, acciò il delinquente, l'intrigante, il rivoluzionario ed il miscredente vada punito secondo le leggi di un reato tanto pubblico che forse arriverà all'orecchio di Sua Maestà".

F.to don Salvatore Maria Gaudino, arciprete

La richiesta del Sindaco Abbamondi della sospensione appunto dall'incarico di don Luigi e quella che lo stesso Canelli inviò al Signor Intendente, viene accolta e il Decurione è sospeso in via cautelativa, in attesa di giudizio. E così la macchina messa in moto dal Sindaco e dall'Arciprete di Solopaca contro il Canelli, continua la sua corsa. Intanto don Luigi su ordine di comparizione è davanti al Giudice per la fase istruttoria. Il Magistrato dopo averlo ascoltato lo rinvia a giudizio. Nel pubblico dibattimento l'imputato reinterrogato chiarisce ancora meglio la sua posizione. Ma l'Intendente si rivolge ancora al Giudice di Solopaca con la seguente nota:

"Signor Giudice Regio, la priego di far ordine in mio nome al Decurione Signor Luigi Canelli di costà di recarsi in questa residenza presentandosi direttamente a me".

Don Luigi è a Caserta la mattina del 19 maggio 1858 nell'ufficio dell'eccellenza per essere interrogato. L'Intendente don Giuseppe De Marco, assistito dal vice capo del primo officio della Intendenza, interroga don Luigi, il quale dichiara che del libello non esiste più alcuna traccia essendo stato il medesimo lacerato in Decurionato per le goffe espressioni usate contro il Decurionato. Il Canelli dichiara altresì che in detto libello non si faceva alcuna allusione che attaccare potea il Real Governo o alcuna autorità costituita, ma trattava semplicemente degli affari comunali di Solopaca. Così ha dichiarato e dichiara sottoscrivendo il presente atto. Firmati:

Luigi Canelli. L'Intendente Giuseppe De Marco. Il Vice capo del primo ufficio Luigi Verani".

Ma l'iter giudiziario non si ferma qui. V'è ancora chi vuol conoscere "il risultamento delle istruzioni a carico del predetto individuo (il Decurione don Luigi Canelli)?. È il Direttore del Ministero dell'Interno il quale ne fa richiesta all'Intendente di Terra di Lavoro sez. di alta polizia 3 officio 1° carico con la seguente nota:

Alla sezione di alta polizia,

di replica alla nota fatta a questo ufficio del 19 maggio ultimo n. 5005 relativa alla sospensione del Decurione don Luigi Canelli di Solopaca, si fa conoscere che essendosi fatto rapporto al Signor Direttore del Ministero dell'Interno, la prelodata autorità chiede di sapere il risultamento a carico del predetto individuo. Si prega quindi di far conoscere i rapporti del Giudice Regio a tal riguardo. Caserta lì 16 giugno 1858".

Fto il Capo del 3 Ufficio firma illegibile

L'Intendente chiede a sua volta al Regio Giudice di Solopaca "il risultamento di cui sopra con nota del 21 giugno 1856 che riporto:

"Signor Giudice - Solopaca -,

attendo conoscere con premura il risultamento della Istruzione a carico del sospeso Decurione di cotesto Comune don Luigi Canelli, come le dissi nel mio uffizio degli 8 del corrente mese, n. 9217".

F.to L'Intendente

Il Regio Giudice di Solopaca e siamo all'epilogo della triste vicenda - con nota che data 24 giugno 1858 n. 10381 risponde inviando il risultamento con la sentenza pronunziata a carico del Decurione Canelli.

Signore,

la istruzione a carico del sospeso Decurione don Luigi Canelli non altro ha offerto che la confessione spontanea di lui di essere stato egli l'autore di quel Libello ingiurioso al solo fine di farlo lacerare e di serbare il decoro del Decurionato. Ma il vero fine secondo me fu di nascondere i suoi complici e non imbrigliarli nella vergogna. Ed io benchè convinto della sua reità, pur parendo mosse le accuse innanzi tutto alla di lui somma insensatezza e di poi alle umiliazioni alle vessazioni ai dispendi ed alle misure precedentemente sofferte

LO CONDANNAI

alla udienza del 19 corrente (19 giugno 1858) alla pena di giorni 20 di mandato in casa (arresti domiciliari) ed alle spese. E ciò in risposta al Suo riverito foglio del 21 giugno 1858.

F.to Il Giudice firma illeggibile

È così le manette pongono la parola fine alla travagliata vicenda del Decurione Canelli il quale rende la propria anima a Dio il 19 aprile 1910.

 

 

 

NOTA: Per tutta la dolorosa vicenda del Decurione Luigi Canelli; cfr. Arch. di Stato di Caserta ex Intendenza borbonica alta Polizia, busta 225, fasc. 2/121858

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