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AIROLA

La reazione borbonica (dal 1848 al 1851)

da "Il Collegio Uninominale di Airola" di Raffaele Caporuscio, 1997

La reazione borbonica al 48' durò fino al 1851, quando si conclusero due grandi processi, quello dell'Unità d'Italia, in cui era coinvolto F. Barilla, e quello per i fatti di Montesarchio, in cui furono condannati a dure pene Nicola Palomba e Giorgio Haetzel. La reazione in Airola fu guidata dal nuovo giudice regio Francesco Saverio D'Orlando (1), tipico servitore dello stato, fedelissimo al trono e pronto all'arresto anche per semplici frasi antiborboniche (2). Come già nella restaurazione del '21 la reazione borbonica cominciò con lo scrutinio di polizia dei dipendenti pubblici. Dallo scrutinio dei maestri primari del circondario, nessuno risultò infetto da macchia repubblicana.

Distretto di Caserta - Stato nominativo di Maestri, Maestre, ed Ajutanti di detto Distretto anno 1849 (3): D. Mattia de Masi maestro primario Airola 23.12.1818 Pubblica istruzione Ducati 80 annui (4); Luigia Boccalone maestra primaria Airola 06.10.1841 Real rescritto Ducati 50 annui; Guglielmo d'Onofrio maestro primario Forchia 10.09.1826 Real decreto Ducati 24 annui; Maria de Simone maestra primaria Arpaja 18.09.1847 Intendente Ducati 20 annui; Antonio Stroffolino maestro primario Forchia 19.12.1841 Real decreto Ducati 25 annui; Vincenzo Vinciguerra maestro primario Mojano 14.06.1816 Pubblica istruzione Ducati 36 annui (5); Francesco Amoriello Aiutante Mojano 08.03.1847; Monsignore Nicola del Giudice maestro primario Luzzano 1833 Monsignore Ducati 18 annui (6); Fabrizio di Nicolais maestro primario Paolisi 25.07.1842 Re Ducati 25 annui (7).

Il 13.4.1850 il prefetto di polizia, il celebre Peccheneda, in una riservata all'Intendente di Terra di Lavoro Demarco chiedeva notizie sui noti settari di Airola "poco attaccati all'Augusto Sovrano e già distintisi nelle passate vicende politiche", don Pietro Montella, don Nicola e don Giuseppe Verli, don Giuseppe Ferace e don Alessandro Lombardi (8). A sua volta il .18.5. e il 21.6 Demarco incaricò il giudice di Airola di svolgere indagini più dirette. Il giudice d'Orlando il 18.6 confermava quel che già aveva scritto nel '49 su Pietro Montella e Nicola Verli e cioè che erano attendibili in affari politici e consigliava la stretta vigilanza e la dimissione dagli incarichi pubblici. Riguardo a Giuseppe Verli d'Orlando riferì che viveva a Napoli "intento a battere la carriera del Foro penale" e saltuariamente si recava in Airola per visitare i genitori. Era da sorvegliare attentamente anche nella Capitale, essendo in "prattica" presso lo studio dell'avv. Tofano. Su Giuseppe Ferace (9) d'Orlando confermava l'uffizio n. 178 del 30.10.1849. Prima del '48 occupava la carica di Capo Urbano, da cui si dimise appena pubblicata la Costituzione. Si adoperò nelle votazioni per il Capo della Guardia Nazionale di Airola, promettendo favori in cambio del voto, ma non fu eletto. Nel '48 fu "costituzionale", anche perché cognato dell'ex deputato don Giovanni Aceto. Nel '50 la sua condotta politica, morale e religiosa era soddisfacente. Alessandro Lombardi (10) fu Francesco, già sergente nella sciolta Guardia Nazionale, aveva nutrito nel '48 sentimenti costituzionali, ma senza eccedere nelle turbolenze politiche. Anche per lui nel '50 la condotta era soddisfacente.

Con una lettera riservata a lui solo del 9 luglio 1850 (11) l'Intendente di Terra di Lavoro Demarco invitava il regio giudice di Airola d'Orlando ad indagare su una nuova setta, secondo informazioni ricevute da Napoli dal ministero dell'interno ramo polizia, intitolata "I figli della vendetta". Segni di riconoscimento: mano dritta sul cuore, mano dritta sul fianco. Motto: mano sinistra sul fianco, mano dritta sul cuore. Probabilmente fu solo una coincidenza, ma nel maggio 1851 l'ex prefetto di polizia Giacomo Tofano, rinchiuso in S. Maria Apparente, era accusato di essere il fondatore di una setta, "La vendetta", il cui motto era "Fidate nella vendetta".

NOTE

(1) Fu giudice regio dal 1849 al 1852, quando fu trasferito per premio a Marigliano, per aver assicurato alla giustizia una banda di scorridori di campagna di Airola, che operava nel circondario di Montesarchio e, soprattutto, per aver risolto un giallo inestricabile. U 17.8.1852 erano stati uccisi a fucilate in Paolise in pieno giorno la nobildonna Teresa Corbi de Cesare e il suo cocchiere. D'Orlando con prove schiaccianti fece arrestare il nipote della vittima Mattia Majetta, come mandante, e il pluripregiudicato Pasquale Paradisi (a cui erano stati promessi per l'omicidio ducati 400 e alcune case terranee) come esecutore. Majetta fu condannato dalla Gran Corte Criminale di Terra di Lavoro a 27 anni di ferri e Paradisi alla pena capitale.

(2) Luigi Ruggiero fu Lorenzo di Airola, fervente repubblicano, in l~ grado il 20.6.1850 e in via definitiva il 12.7.1851 fu condannato dalla Gran Corte Criminale di Terra di Lavoro a 7 mesi di ferri per aver offeso nella bettola di Egidio Schettini su denunzia di Francesco d'Angelo il re al fine di spargere il malcontento contro il governo. ASN, Ministero Giustizia, fascio 5384. Orazio Riccio, nativo di Benevento, da tempo residente in Airola, panettiere, fu arrestato il 26.9.1851 dal capourbano Giuseppe Vetri sulla strada consolare di Arpaia. Numerosi airolani si erano portati colà, perché si era sparsa la voce del passaggio del re e cantavano l'inno "Viva il re Iddio conserva il re", alla fine del canto si udì più volte il grido "Via la Lombardia, viva la libertà". I testimoni indicarono Riccio come autore del grido. L'arresto fu convalidato dal giudice d'Orlando, che istrui il processo con l'accusa di "voci allarmanti pubblicamente pronunziate col progetto di spargere il malcontento contro il governo". ASC, Reati politici, II Inventano 33/2011.

(3) Archivio di stato di Napoli, Pubblica Istruzione, fascio 1396, rapporto dell'Ispettore distrettuale di Caserta Benedetto della Corte del 3.6.1849.

(4) Ad Airola manca l'ispettore scolastico del Circondano.

(5) Manca la maestra.

(6) Manca la maestra.

(7) Mancano li maestri e le maestre primarie.

(8) ASC, In tendenza borbonica, Alta Polizia, I Inventano, b. 30, fascio 2050.

(9) Famiglia presente in Airola con Antonio, pubblico notaio, certamente dal 14.6.1422 (Mongelli Giovanni, Regesto delle pergamene di Montevergine, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1956, n. 4124). Molto noto fu il giudice Giovanni Ferace, vissuto nel XV sec. (cfr. Stefano Borgia, Memorie storiche della pontificia città di Benevento delle stampe del Salomoni, Roma 1763, vol. III, p. 356).

(10) Nato nel 1826, sposò nel 1849 la coetanea Maria Luisa Aceto di Tommaso, dalla quale ebbe Carlo, Cristina (29.5.1852), Roberto. Cristina sposò Giuseppe Montella, sindaco e consigliere provinciale, e Roberto morì il 2.4.1856. all'età di un anno. Il padre il 10.3.1860 chiese che i resti di Roberto fossero portati dal cimitero alla sepoltura gentilizia della famiglia Lombardi nella chiesa AGP. L'Intendente Demarco il 10.4.1860 e il direttore del ministero dell'interno il 12.7.1860 acconsentirono. ASN, Ministero Interno, III Inventano. Pandetta delle carte riguardanti la salute pubblica dal 1852 al 1860 in Terra di Lavoro, Airola, 27/919, p. 59. Nella stessa pandetta si veda, Supplemento, Airola, Seppellimento dei PP. Alcantarini, N. d'ordine 371.

(11) ASC, Intendenza borbonica, Alta Polizia, I inventario, b. 39.

 

 

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