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IL PROBLEMA DELLE TERRE E IL BRIGANTAGGIO (Savelli)

da: http://digilander.libero.it/vincenzogreco/problema_delle_terre_e_il_brigan.htm

Nel secolo diciannovesimo il Comune si trovò a lottare da una parte contro Verzino che all'atto dell'autonomia aveva concesso poche terre ai savellesi e dall'altra contro il barone Barberio Toscano il quale, con una miriade di pretesti e di cavilli, si rifiutava di consegnare le terre usurpate. Spinti dal bisogno di sfamare i propri figli,i cittadini approfittarono dei moti rivoluzionari del '48 per continuare nell'occupazione arbitraria delle terre iniziata nel 1806, dopo l'emanazione della legge eversiva della feudalità avvenuta il 2 agosto sotto Giuseppe Bonaparte. Il 3 maggio 1848 la popolazione savellese obbligò il giudice don Domenico Castellani e il Sindaco a seguirla nei fondi usurpati e si procedette alla suddivisione e assegnazione dei lotti. Sedata la rivolta, le terre furono sottratte alla popolazione e restituite ai vecchi proprietari. Il mai sopito problema delle terre si ripropose dopo lo sbarco di Garibaldi dell'11 maggio 1860 a Marsala: la povera gente del Sud vedeva in Garibaldi, più che il liberatore dall'oppressione politica, colui che avrebbe risolto il problema della fame e dell'oppressione sociale con una giusta distribuzione delle terre. Il Decreto del 2 giugno 1860 con il quale Garibaldi stabiliva che i combattenti sarebbero stati compensati con quote del demanio, suscitò aspettative spasmodiche. I savellesi il 16 agosto 1860 obbligarono il riluttante segretario comunale Vicenzo Vecchio a seguirli e con a capo il sindaco, don Rosario Fazio, marciarono sui fondi usurpati dall'avido Barberio Toscano. Dopo aver dato alle fiamme i pagliai dei fattori, tracciarono nuovi confini in località Frea, FrattaLo Scavo e Cropisia e presero possesso dei campi. Tornati in paese, non fidandosi dell'operato del segretario Vecchio, lo destituirono dall'incarico e mandarono una delegazione armata a prelevare l'agente demaniale don Felice Antonio Minervino per continuare nella spartizione delle terre demaniali. Il proclama di Rogliano del 31 agosto sembrava soddisfare le aspettative dei braccianti silani. Quando però il proclama di Garibaldi di esercizio gratuito degli usi di pascolo e di semina delle terre silane fu revocato il 5 settembre, la delusione dei savellesi fu tale che il 25 ottobre del 1860, giorno del plebiscito per l'annessione, scoppiarono in Savelli violente dimostrazioni contro il nuovo governo.Sul finire del 1860,la mancata soluzione della distribuzione delle terre aveva generato un clima di sfiducia e di delusione tra la popolazione silana. Molti contadini affamati, delinquenti comuni e soldati borbonici sbandati cominciarono a scorazzare per le campagne comprese tra i comuni di S. Giovanni in Fiore, Savelli, Campana, Mandatoriccio, Bocchigliero, Longobucco, Rossano ed Acri. Numerose bande di briganti misero a ferro e fuoco le contrade. Per combattere il brigantaggio a Rossano fu istituito, verso la fine del 1860, il comando di una zona militare e nei paesi silani, tra cui Savelli dove era stata già istituita la caserma dei Carabinieri, un distaccamento di truppe. Nel 1863, per rendere la lotta più incisiva, in Savelli fu costituta la Guardia Nazionale savelle e un corpo di 24 squadriglieri a cavallo che con a capo il Capitano Emilio Spina si rese protagonista nella lotta contro il brigantaggio.

Il Capitano Emilio Spina e gli squadriglieri a cavallo

Il corpo di 24 squadriglieri a cavallo istituito in Savelli nell'anno 1863, comandato dal Capitani Spina, per combattere meglio il brigantaggio onorò degnamente lo scopo per cui fu istituito. La squadriglia del capitano Spina, avendo liquidato il brigantaggio dalle campagne di Savelli, nel 1872 fu trasferito nel territorio del comune di Taverna per dare la caccia alla banda Siinardi di Pietrafitta. Dopo quattro anni di scontri nel 1876 gli intrepidi squadriglieri compirono la grande impresa che pose la parola fine al brigantaggio calabrese. La sera del 22 ottobre una pattuglia di squadriglieri, al comando del capo-drappello Filippo Mancuso, intercettò la banda; il giorno seguente in località Fiumarella, nel comune di Taverna, gli squadriglieri impegnarono la banda in un aspro conflitto. Lo scontro si concluse con l'uccisione del capobanda Siinardi. Al Capitano Spina al momento dello scioglimento della squadriglia fu offerto l'incarico di sottoprefetto, ma egli rifiutò; accettò il grado di Colonnello del Regio Esercito e, tra l'altro, un borsa di studio per il figlio Vincenzo per garantirgli gli studi.

ELENCO DEGLI SQUADRIGLIERI SAVELLESI CHE OTTENNERO UN PREMIO PER LA DISTRUZIONE DELLA BANDA SIINARDI

Spina Emilio

capitano

£ 2.000

Mancuso Filippo

sergente

Scialata

£ 1.000

Tallarico Nicola

squadrigliere

Cacaruozzu

£ 2.481

Scalise Francesco

squadrigliere

U bersaglieri

£ 1.500

Caligiuri Domenico

squadrigliere

Rumpasonnu

£ 1.000

Iozzi Cristoforo

squadrigliere

£ 800

Lepera Antonio

squadrigliere

Sgalla

£ 700

Mancuso Antonio

squadrigliere

Ruollu

£ 700

Manfredi Francesco

squadrigliere

Ciccu

£ 700

Manfredi Pasquale

squadrigliere

Drogu

£ 700

Fazio Domenico

squadrigliere

Galluzzu

£ 31,25

Fazio Giovanni

squadrigliere

Spulitru

£ 31,25

Grande Antonio

squadrigliere

'Ntuninu

£ 31,25

Paletta Domenico

squadrigliere

Quarararu

£ 31,25

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