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BRIGANTAGGIO A ROCCAMANDOLFI

da: http://www.piazzaregione.it/aMEDIAnchio/Roccamandolfi/Storia.htm

Ancora oggi Roccamandolfi viene ricordato come la patria dei briganti. In verità il paese è stato interessato da diversi fenomeni di brigantaggio, favoriti dalle caratteristiche del territorio, che offriva sicuro rifugio. Episodi di rivolte sociali videro coinvolti alcuni cittadini di Rocca già alla fine del '700. Una delle figure di brigante circondata da un alone di leggenda è quella di Sabatino Lombardi detto il Maligno. Il povero Maligno non nacque brigante, lo divenne per reazione ad una serie di torti subiti. La sua vicenda ha inizio nel 1804 con la fuga dalle carceri di Capua, ove era stato rinchiuso per un crimine non commesso. Unitosi ad altri briganti organizzò numerose scorrerie; la sua ferocia si scaricò soprattutto contro la famiglia Cimino, responsabile delle sue disgrazie. Nonché della morte della madre. Venne ucciso nel 1812 in località "Colle Castrilli" ed il suo cadavere, si narra venne trascinato per le vie dei paese. La testa, staccata dal corpo, fu messa in una gabbia e appesa al campanile ove rimase sino al 1843. Il brigantaggio dopo la morte di Cecchino e Cimino, perse motivazioni politiche che lo avevano caratterizzato, degenerando in fenomeno di criminalità comune e marginale, ma non per questo i successori furono meno famosi per le loro scorrerie. La banda, divisa in due, fu guidata dai nuovi capi "Pace" e "Guerra" ed in ultimo Domenico Fuoco, che con pochi compagni visse undici anni nelle campane e si fece temere nel Molise.

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