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I BRIGANTI DI VALLECORSA

Alessandro Massaroni - Bartolomeo Varrone

da: http://www.brigantopoli.panservice.it/Massaroni_Varrone.htm

NELLA TERRA DI NESSUNO

La sera dell’otto dicembre una carrozza gremita di passeggeri percorreva l’Appia nel tratto che lambisce il lago di Fondi e il piede delle montagne. Quella era la famosa terra di nessuno, tra i confini del Regno delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa. "Nel punto intermedio fra i posti armati dell’Epitaffio e della Torre del Pesce"uno dei dragoni che scortava la carrozza scorse un uomo coricato sul margine della strada, dalla parte della montagna. Lo ingiuriò dicendogli pressappoco : - Che ci fate, la fannullone? Andate via! - Razza di cane - si senti rispondere - Io sono Massaroni! Prima ancora che il suono di quel nome potesse fare il suo terribile effetto nella mente del militare, il fucile del capobanda aveva fatto il suo effetto sul corpo di lui,che cadde da cavallo. Una turba di malviventi uscì contemporaneamente allo scoperto. I cavalli spaventati rinculavano. Spari e grida si mescolavano in modo drammatico attorno alla carrozza, presa d’assalto e sventrata. Accorse la forza armata e mise in fuga i malviventi,i quali però erano riusciti a portare sulle montagne, oltre al bottino, due uomini e una donna. Avrebbero fruttato altro denaro col riscatto!

LA LAPIDE

Dopo la resa dei contumaci, il Governo, temendo una recrudescenza del banditismo, cosa comunque assai remota, dopo la consegna di Gasbarrone, l’elemento aggregatore, volle che fossero imprigionati manutengoli (così erano chiamati coloro che intrattenevano un rapporto commerciale con chi era alla macchia) e fiancheggiatori, nonché gli ex contumaci arruolati tra i cacciatori dopo l’amnistia del 1814 di Pio VII. In quella retata finì anche Bartolomeo Varrone che restò in carcere sette anni. Fu liberato nel 1832. Tornato a casa si diede alla vita del vaccaro (in quell’epoca era questa una delle attività più comuni) come una qualsiasi altra persona, che non aveva i suoi trascorsi come bandito e come sbirro. Faceva quasi ogni giorno la spola tra Vallecorsa e Fontana S. Stefano, già teatro di gesta banditesche. Per l’appunto in un giorno di d’estate del 1835 Meo tornava a Vallecorsa da Fontana S. Stefano; lo accompagnava il figlio Michele diciassettenne. Percorreva la solita via sul fianco della montagna che da Sonnino va verso Vallecorsa. Era un viottolo (come ora del resto, essendo rimasto immutato nel tempo) ripido e tortuoso, snodantesi tra il folto del bosco. In un tratto più scoperto dell stradicciola si udì all’improvviso un tremendo scoppio, che ruppe il silenzio quasi religioso del luogo solitario. Bartolomeo stramazzò al suolo; il figlio Michele urlò disperato. Ma Meo, fiero e superbo nella sua sicurezza di sempre, guardò dalla parte dove sentiva il fruscio del fuggitivo e gridò: "Non hai saputo caricare la botta: te lo insegnerò io!" L’episodio è ricordato in una lapide che D. Giovanni Varrone, missionario del Preziosissimo Sangue e nipote del brigante, volle fosse posta sul luogo dove avvenne il fatto; in essa è inciso testualmente:

"NELL’AGOSTO DEL 1835

MEO VARRONE

COLPITO IN QUESTO VARCO

DA PIOMBO NEMICO TESTE

IL FIGLIO MICHELE ESCLAMO’:

NON HAI SAPUTO CARICARE LA BOTTA".

IL figlio corse a rassicurare i parenti che nulla di grave era accaduto, mentre Meo si recava in territorio di Sonnino a curarsi presso un pastore amico. Ma l’errore che commise fu quello di non curarsi troppo bene. Giusto il tempo di rimettersi in forze. Era ancora animato dal sentimento della vendetta e non vedeva l’ora di consumarla. Per questo accorciò di molto la convalescenza. Verso la metà di giugno rientrò in paese, ma prostrato dallo sforzo del viaggio dovette mettersi a letto. Diffidente com’era non volle medici, ma si decise a scoprire la piaga non ancora rimarginata nel momento in cui ebbe paura dell’infezione e della cancrena. Era già tardi, ovviamente. Sta di fatto che neppure l’intervento del medico migliorò la situazione. Cominciò una rapida agonia. Chiamarono un sacerdote. Ricevette il viatico e l’unzione degli infermi. Si spense il 3 luglio 1835.

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