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GIOJA TAURO

VICENDE STORICHE CITTADINE

di Pietro P. Vissicchio

da: http://www.heliosmag.it/clubausonia/gioia2.html

ATTIVITA' LIBERALE

Con le continue adesioni, l'attivita' dei patrioti si faceva sempre piu' incalzante a favore della causa italiana. Dopo il tentativo del giugno 1848 dei fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, rimase vieppiu' negli animi il disegno di rivolta contro i Borboni in Calabria: tale attivita' era pure sentita a Gioia, Palmi, Radicena (Taurianova), Casalnuovo (Cittanova), Polistena e Reggio. Per frenare l'ondata rivoluzionaria il marchese Ferdinando Nunziante, gia' dal 1847, aveva iniziato a perseguire gli insorti riuscendo in un primo momento ad avere il controllo della situazione. Arresto' il patriota gioiese Francesco Gullace, canonico, insieme a molti altri dei paesi vicini. A carico di tutti i rivoltosi il 31 marzo 1849, si celebro' il processo a Reggio Calabria. La Gran Corte criminale (corrispondente all'attuale Corte d'Assise) composta dal presidente Cesare Mazza, dai giudici Giovanni Guglielmoni, Gerardo Carli, Vincenzo Siciliani, Nicola Nicoletti e dal procuratore del Re, Gabriele Foschini, condanno' gli oltre cento imputati. Il Gullace venne condannato, come gli altri, con l'accusa di aver commesso "fatti pubblici che abbiano soltanto in mira di spargere il malcontento contro il Governo", ed inviato al confino sull'isola di Ventotene (LT) nel 1851. Lo spirito unitario, comunque, aveva 'rapito' la popo-lazione intera e "la Calabria era divenuta 'una polveriera' che aspettava solo il fascino dell'Eroe per essere 'accesa' al momento giusto e al punto giusto". L'anno seguente, in ottobre, Ferdinando II' venne in Calabria per assistere alle esercitazioni militari fermandosi a Mileto, a Rosarno ed a Gioia ove venne ricevuto dal sindaco Luigi Baldari.

LA SPEDIZIONE DEI MILLE

Dopo la conquista della Sicilia da parte di Garibaldi e dei suoi 1088 volontari, la popolazione vedeva risolte finalmente le aspirazioni soffocate nel sangue che avevano preparato l'avanzata trionfale di Garibaldi. Le Camicie Rosse garibaldine sostennero una battaglia a Calatafimi ed un'altra a Milazzo. L'8 agosto 1860 avveniva un primo sbarco sulle coste calabre di un piccolo corpo di spedizione formato da 300 uomini (di cui 130 calabresi) con 170 imbarcazioni agli ordini di Giuseppe Missori, Alberto Mario e Benedetto Musolino. Sbarcarono nei pressi di Torre Cavallo ed il forte di Alta Fiumara non senza difficolta' in quanto vennero attaccati dai Borbonici; soltanto Alberto Mario torno' indietro a causa dell'oscurita'. Coloro che erano sbarcati dovettero fuggire per non essere catturati dagli uomini del generale Ruiz. Garibaldi, che da Capo Faro aveva assistito alla sfortunata impresa, si eclisso' improvvisamente. Ando' in Sardegna, a Golfo Aranci, con Agostino Bertani per attendere i cinquemila volontari confluiti a Genova che non giunsero mai perche' Cavour, preoccupato dal fatto che tutta la vicenda non era piu' segreta e temendo una reazione francese, non fece partire le navi per quella localita'. L'Eroe ritorno', quindi, a Capo Faro sei giorni dopo. Il 18 si reco' in visita ufficiale a Taormina facendosi vedere il piu' possibile mentre distribuiva decorazioni, stringeva mani e baciava i bambini. Poco piu' tardi raggiunse la baia di Giardini dove lo attendevano 3360 fedelissimi e due piroscafi, il Torino (agli ordini di Nino Bixio con la sua divisione) ed il Franklin (poi agli ordini dello stesso Garibaldi), che erano giunti da Palermo aggirando l'isola da sud e sfuggendo cosi' alla sorveglianza della flotta borbonica. Nella notte tra il 18 ed il 19 agosto sbarcava a Melito Porto Salvo, sebbene le navi borboniche 'Aquila' e 'Fulminante' fossero riuscite ad avvistarlo e ad incendiare il piroscafo 'Torino'. La conquista di Reggio Calabria (20 agosto) costo' ai garibaldini circa 150 uomini, periti in uno scontro con il generale Briganti che aveva tentato di sorprenderli alle spalle. Lo stesso generale, al primo crepiti'o di moschetti, si arrese e, in abiti borghesi, tento' la fuga. A Mileto, la sera del successivo 25 agosto, venne riconosciuto dai suoi uomini i quali gli bruciarono il cavallo e, dopo averlo ucciso, lo decapitarono e lo evirarono. Garibaldi, prima di questo tragico evento, si era accampato a Torre Cavallo proprio sotto il fuoco dell'artiglieria bor-bonica che si era fortificata al castello di Scilla. Il 24 agosto l'Eroe riusci' ad avere il sopravvento sui borbonici ed il 25 giunse a Palmi ove emano' un bollettino di guerra. Quel pomeriggio giunse a Gioja dove, con molta facilita', sconfisse le residue resistenze borboniche, ormai ridotte di numero perche' ritiratesi piu' a nord per lo scontro finale, e fu ospitato per la notte dal sindaco Baldari. Nel pomeriggio del 27 Garibaldi entrava da trionfatore a Monteleone (Vibo Valentia). "I piu' importanti avvenimenti, dunque, della nostra mar-cia da Reggio a Napoli furono le capitolazioni di Piale, Soveria (30 agosto) e Cosenza e l'entrata mia a Napoli (7 settembre)". Pochi giorni dopo, il 21 ottobre, in un clima ancora reazionario, si svolsero le consultazioni per l'annessione al resto d'Italia. Nel meridione continentale voto' il 79,5% degli aventi diritto, i voti favorevoli 1.302.064 contro 10.302 contrari. Il 17 marzo 1861 veniva proclamato il regno d'Italia con re Vittorio Emanuele II.

L'UNITA'

Il 26 marzo 1863 Gioja, con decreto governativo pro-posto dal sindaco Luigi Baldari, ebbe l'aggiunta della denominazione Tauro, presumibilmente in ricordo dell'antica Metauros da cui ha tratto le origini.

OPERE PUBBLICHE E PRIMI STABILIMENTI

L'Unita' aveva portato un generale peggioramento perche' le gia' gravi condizioni di alcune classi sociali si erano aggravate conseguentemente all'imposizione di nuovi carichi fiscali (fatti che sfoceranno nella famosa Questione Meridionale). Nel 1864 sorse in Citta' uno stabilimento per la lavorazione della liquirizia che produsse per dieci anni. Successivamente l'impianto venne convertito per la lavorazione dell'uva ed alcuni locali vennero utilizzati come cantine. Al tempo stesso miglioravano le condizioni economiche cittadine tanto che il consiglio comunale, presieduto dal sindaco Angelo Briglia, il 13 ottobre 1874 propose al Comune di Rosarno di formare un consorzio "per la costruzione di due botti di ormeggio" da impiantarsi nella marina della Citta'1. Gli amministratori rosarnesi risposero due anni dopo, l'8 agosto. L'assessore Gangemi, con funzioni di sindaco, inizio' con l'osservare che il Comune di Rosarno era gia' consorziato per altre opere pubbliche e che le casse comunali erano sguarnite. Aggiungeva che "ritenute vere e ponderate le osservazioni dell'onorevole presidente, considerando che le botti di ormeggio nessuna utilita' arrecano a questo Comune, anzi servono per vieppiu' maggiormente il commercio in quel Comune di Gioia, mobilitandola positivamente, senza nessun vantaggio di questo Comune, ad unanimita' si rende negativo a far parte del consorzio suddetto". Nel 1887 venne completato il tracciato della ferrovia nel tratto Gioia Tauro - Nicotera3 e l'edificio della stazione cittadina venne costruito nel 1895. Da allora il centro ferroviario di Gioia Tauro é un punto nevralgico della linea Battipaglia-Reggio Calabria6, risultando essere la quarta stazione del compartimento. Il continuo e costante aumento del traffico ferroviario ed il completamento dell'intero tratto nel 1905 fecero si' che "il 7 gennaio 1908, dietro invito dell'on.le De Nava si riunirono in Palmi, in una sala del municipio, tutti i nostri deputati al parlamento nazionale, tutti i consiglieri provinciali e tutti i sindaci e gli alti papaveri del circondario per discutere sul progetto ministeriale della ferrovia Gioia Tauro - Gioiosa Jonica con diramazioni e dopo ampia discussione" si cerco' di indurre il governo a mantenere gli impegni assunti. Lo stesso governo, con decreto n. 135 emesso il 26 gennaio 1911, stabiliva la costruzione della ferrovia, sebbene a scartamento ridotto. Il 18 gennaio 1917 veniva completato un tratto di 13 km, Gioia Tauro-Palmi-Seminara ed il 21 aprile 1928 fino a Sinopoli. Il Regio Decreto n. 2119 del 24 luglio 1919 aveva stabilito anche la costruzione dell'altro troncone Gioia Tauro - Rizziconi - Radicena (Taurianova), poi anche per Cittanova. L'1 giugno 1924 veniva inaugurata la linea, poi prolungata fino a Cinquefrondi.

LA QUESTIONE MERIDIONALE

Il fenomeno migratorio era riesploso in tutta la sua gravita', accentuato dalle difficili condizioni economiche generali causate anche dall'abolizione dei dazi interni ed anche dalla circostanza che le industrie meridionali, fino alla vigilia dell'Unita', erano state abbondantemente sovvenzionate dal governo borbonico. Si trovavano adesso in piena concorrenza con le industrie settentrionali, che nel frattempo erano state risanate ed in grado di sopravvivere senza aiuti statali. Durante il periodo borbonico la Calabria era, per attivita' industriali, seconda soltanto all'area napoletana: si ricordano le ferriere di Mongiana e Ferdinandea, le saline di Lungro, le imprese che estraevano argento, nel bacino del Trionto, la grafite, in Aspromonte, il carbone, a Tropea e non trascurabile era la lavorazione della lana, del cotone, della seta. La crisi diventa acuta nel 1896 proprio quando a Palmi, ad opera di Giovanni Domanico e di Antonio di Bella si tiene una generale assemblea per la fondazione di una federazione che dara' il via alla formazione del partito socialista in Calabria. Vi partecipano i gruppi di Gioia Tauro, Palmi, Reggio Calabria, Nicotera, Vibo Valentia e Cosenza. L'anno dopo a Catanzaro si svolse il congresso regionale. E poi il riacutizzarsi del brigantaggio, fenomeno criminale mai eliminato (come credevano) dai Francesi. La risposta dei governanti non tardo' molto. Nell'agosto di quell'anno fu approvata una legge speciale (presentata dal deputato Giuseppe Pica) che disponeva il regime militare nelle regioni in stato di brigantaggio. L'opera di repressione impegno' circa 120.000 uomini.

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