SAN GIACOMO FESTULARI

La storia di San Giacomo - Festulari è stata integralmente tratta dall'opera inedita del Preside Nicola Servodidio dal titolo "TERRITORIO E COMUNITA' DI SAN MARTINO SANNITA - Origini, vicende, ipotesi, aspetti, sviluppo socio economico, note di antropologia" - Impostazione 1965, aggiornamento 31.12.1988

San Giacomo

Sulle propaggini della collina della Madonna, lungo la strada che congiunge i paesi della valle del Calore a quella del Sabato, in posizione pianeggiante, a m. 430 l/m, è adagiato S. Giacomo, sorto in seguito alla rovina e progressiva decadenza dell'antico Festulari, che era situato in un pianoro, tra i torrenti Ferrazzone e Grangi, oggi chiamato Maccafava, a circa un km. di distanza. Il nome S. Giacomo proviene probabilmente da Benevento, dove nel 1500 esisteva il monastero di S. Giacomo con il priorato dei monaci di Montevergine (1), i quali avevano qui il feudo denominato Grancia o Grangia Montisvirginis. Fu costruita prima la chiesa su una posizione dominante e poi, intorno, a poco a poco le case nei primi decenni del secolo XVI. Essa fu dedicata a S. Giacomo apostolo. Nel 1503, in un documento fiscale, si nomina solo Festulari, mentre nel 1558 troviamo i casali di S. Giacomo e Festulari. I due paesi, Festulario e S. Giacomo, esistevano separati nel 1561. La Rivista Araldica, pero, nel 1561 cita solo Frustulano. Bisogna notare, pero, che nell'elenco dei casali del Feudo di Montevergine, redatto negli anni 1577-1586, non compare S. Giacomo. Una dimenticanza? Certamente era compreso sotto il nome di Festulari. In seguito alla scomparsa di Festulare si affermo, come casale, S. Giacomo. La nascita di questo casale attesta che solo nei primi anni del XVI secolo, in verità molto tardi, la nuova religione riuscì ad affermarsi definitivamente nel luogo e a dare veste cristiana ad antichi valori sociali e religiosi: il lavoro, la verità, la famiglia (Mamert, dio delle messi, a S. Martino; Giunone veridica a S. Maria Ingrisone; Festa e i Lari a Festulario, a cui corrispondono col cristianesimo, la Grangia Montisvirginis, l'Ascensione, la Madonna di Costantinopoli). Si completò così la cristianizzazione della zona. Il nuovo casale sorto intorno alla chiesa di S. Giacomo apostolo si ingrandì a poco a poco a spese di Festulari che andava spegnendosi. Nel 1820 fu scoperta a S. Giacomo una Vendita carbonara, i cui adepti furono sottoposti a processo. Tra questi c'era anche il parroco. Fino a quarant'anni anni or sono S. Giacomo era diviso in due borghi: Chiesa e Mortalicchio; il primo era arroccato intorno alla chiesa, il secondo si era sviluppato lungo la strada rotabile in direzione di S. Martino e di Terranova ed aveva per centro una piazza, detta il Mortalicchio. Ora essi, in seguito alla ricostruzione postsismica, si sono congiunti, anzi il secondo si è ulteriormente esteso anche in direzione di S. Giorgio del Sannio. Nel 1980 è stata costruita la strada di circonvallazione del paese da Fontana Grangi al quadrivio S. Martino - Terranova - Giacomo. Un'altra strada è stata tracciata dal centro di S. Giacomo in direzione della circonvallazione (Piano di Zona). Dopo la demolizione di alcuni fabbricati danneggiati gravemente dai sismi del 1962 e del 1980, come un palazzo signorile con portale di marmo su cui era incisa la data del 1706, scevro ed austero nella sua forma architettonica con finestre munite di inferriate, e come altri lungo la via Carpentieri, la strada interna è stata ampliata e sono sorti dei giardinetti con aiuole e sedili. Le zone di recente urbanizzazione sono Fontana Grangi e via Chianarile: il paese si è quasi congiunto con S. Giorgio del Sannio da una parte e con Terranova dall'altra. Ha una bella sede sociale, con un bocciodromo, un campo sportivo ed una pista di pattinaggio. E' sede di un piano d'insediamenti produttivi. Dispone di un edificio scolastico moderno. Una lapide nella piazza centrale, dove fino a 20 anni or sono c'era un pozzo pubblico, poi chiuso, ricorda i caduti della 1 guerra mondiale. E' un paese in pieno sviluppo; è l'unica frazione del Comune avviatasi al decollo economico, mentre le altre languono dopo la decadenza e l'abbandono dell'agricoltura, fonte primaria di vita e di sostentamento.

 

Festulari

 

Il casale Festulari sorgeva su un pianoro tra S. Maria Ingrisone e Ginestra oggi intensamente coltivato, eroso dai torrenti Ferrazzone e Grangi, e chiamato Maccafava (evidente deformazione fonetica del nome originario), attualmente compreso nel territorio del Comune di S. Nicola Manfredi. Ora non si scoprono tracce dell'abitato, perché gli agricoltori hanno rimosso tutto. Il nome Festulari è da ricollegarsi per la sua etimologia, alla religione dei Greci e dei Romani, al culto della famiglia e dei morti. I Greci, provenienti da Benevento lungo la valle del torrente S. Nicola e dei suoi affluenti, avrebbero costituito il primo insediamento alla confluenza dei due torrenti sopra nominati, chiamandolo Festìas arà: ara di Vesta, in onore della dea del focolare, nome scritto nella loro lingua con il diagramma eolico (2) e pronunziato "F" nell'antico latino (3). Probabilmente c'era, in questo luogo, un altare dedicato alla dea Vesta. Il toponimo Vesta si trovava nelle pertinenze di Mercogliano; Festola nelle pertinenze di Pietrastornina; Festula in quelle di S. Agata dei Goti; Fistula nelle pertinenze di Montemiletto; "alla fistola" nel territorio di Mirabella. Successivamente la zona fu colonizzata dai Sanniti, di cui resta il toponimo Tuonico, forse derivato da taurus: toro, il loro totem. "Orazio pose di essa (della civiltà sannitica) in rilievo quella che era forse la parte più bella: il culto della famiglia. Fervide sono le sue parole di ammirazione per le severe buone madri sannite e per i figli rispettosi ed ubbidienti. Popolo virtuoso, sobrio e laborioso, abituato a tutte le fatiche, schivo del lusso e delle raffinatezze, che ripudiò anche dopo la conquista delle città greche ed etrusche, fu animato da un profondo spirito religioso" (4). Dopo le guerre sannitiche il luogo, vicinissimo a S. Maria Ingrisone, centro abitato noto per i reperti archeologici di epoca romana, ma anche molto vicino a Ginestra, una volta vico romano, fu colonizzato dai Romani, che vi introdussero il culto dei Lari, le anime divinizzate degli antenati, tutelari della casa. La Vestalis ara celebrò anche la festa dei Lari. E a poco a poco si arrivò al Festum Larium, nome che troviamo nella forma di Festulario nella pergamena n° 579 dell'anno 1174 (5). La localizzazione del cimitero comunale tra Terranova e S. Giacomo, avvenuta nel 1886, potrebbe rappresentare un collegamento ideale con le origini di Festulari e la continuità storica del culto dei morti in questo luogo. Il nome si trova variamente scritto nei documenti di archivio. Basta vedere la cronologia per rendersene conto. E non stupisce il toponimo Maccafava che ne rappresenta l'ultima deformazione. In circa tremila anni di storia il nome si è dovuto adattare a diverse fonetiche, che lo hanno deformato fino a renderlo, talvolta, irriconoscibile. Credo che sia ' utile riportarne le varie grafie: Festìas ara', Vestalis ara, Festum Larium, Festulario, Fistula, Festolari, Festulare, Festulari, Fistulari, Fistulario o Fiscarolo, Fistaroli, Festula, Casale Festularii seu Festaruli (6), Frustulano, Fistularam, Festularum, Fiscalorum, Fistalorum, Frustulana, Frustulani, nonché il popolare Maccafava, che ha in comune con l'originario alcune lettere e l'assonanza. Le varie forme grafiche del nome dipendono dall'evoluzione dei sistemi fonetici e dai segni grafici ad essi corrispondenti nel greco antico e in quello moderno, come l'etacismo; e nel latino classico e in quello volgare, come il vocalismo; nell'italiano la pronunzia dialettale; senza contare poi gli errori dei copisti, nonché le confusioni e le incertezze dei parlanti, espresse con la congiunzione "o". Il nome del paese, nei suoi vari mutamenti, ha una costante grafica e fonetica che ricorda il culto pagano della dea Vesta e dei Lari. Il casale, nell'anno 1174, doveva essere abbastanza grande e noto se il suo nome veniva usato come etnico per individuare le persone. Il casale, appartenente alla famiglia Montefuscolo, passa ad Americo di Souz quando questi sposa Iacopa Montefuscolo. "Carlo III fu sollecitato a premiare i suoi fedeli in danno dei partigiani di Manfredi. Questi aveva privato Tommaso di M.F. dei casali di Cucciano, di Festularum e di S. Maria Ingrisone concedendoli a Giovanni di Castellaneta e Carlo li restituì a Tommaso dal quale per successione passarono ad Americo di Souz; investì Enrico di Waudemont del titolo di conte di Ariano, Montefusco, Padula, Laurino e Zungoli" (7). Qualcuno afferma che il territorio di Festulare andava da Maccafava alla chiesa posta sulla collina di Terranova, la quale nel 1308-1310 pagò la decima pontificia di 2 tarì. Essa si chiama, nel documento, chiesa di S. Gennaro ad Festulana. Credo che questa chiesa non sia da identificare con quella che oggi si chiama della Madonna di Costantinopoli, i cui resti si trovano sulla collina di Terranova, lungo la strada interpoderale Cucciano-Lentace, perché questa località dista circa 3 km da Maccafava, ritenuto sito dell'antico Festulari. La distanza è notevole e la strada campestre che collega le due località era aspra e di difficile percorrenza d'inverno, col fango e con la neve. L'accesso alla chiesa sita su una zona scoscesa, sarebbe risultato non dico impossibile, ma assai difficoltoso. Per gli abitanti di Festulari la pratica del culto sarebbe stata troppo onerosa e spossante. Invece penso che la chiesa di S. Gennaro ad Festulana si trovasse o nell'antico centro oppure nelle immediate vicinanze. La preposizione latina "ad" indica vicinanza quasi immediata, però, nel caso in esame, essa presuppone 3 km. di strada. La chiesa di S. Gennaro di Festulari o di Fistaroli, probabilmente, restò coinvolta insieme col paese in qualche catastrofe, avvenuta tra il 1470, quando ne era parroco Domenico di S. Mango, e il 1506, quando fra Domenico di S. Mango, già rettore della chiesa di S. Gennaro di Festulario, viene designato abate e rettore di S. Gennaro di Terranova. Che cosa era accaduto della chiesa in cui prima era rettore? Che cosa successe a Festulari? Perchè la nuova sede si chiamò di S. Gennaro di Terranova? Si richiamo l'attenzione sul toponimo Terranova. Padre Domenico di S. Mango del casale di Terranova si legge nella pergamena n° 4425 dell'anno 1483. Il nome di Terranova insieme con quello di fra Domenico di Terranova appare anche nella pergamena n° 4416 del 1503. Sarebbe necessario fare ulteriori ricerche per appurare le origini di Terranova e anche quelle di S. Giacomo che appare, insieme a Festulari, in un documento del 1558, posteriore di 75 anni rispetto al primo. In questo spazio di tempo nascono Terranova e S. Giacomo, mentre Festulari si avvia inesorabilmente alla scomparsa. Frane, di cui restano molti segni, terremoti, carestie e pesti determinarono certamente il suo declino. L'erosione del pianoro e le frane continuano ancora oggi. Per queste ragioni gli abitanti di Festulari, capito il destino inesorabile del proprio paese, essi che cristiani erano divenuti (sembra dopo il Mille), si decisero a costruire la chiesa di S. Giacomo, detta pure di Festulare, su un poggio sicuro, a circa un km dal proprio paese, però molto più vicina e praticabile rispetto alla chiesa di Costantinopoli, che non appartenne, secondo me, mai a Festulari. La fine di Festulare e determinata dalla peste del 1656 che decimò la sua popolazione e dai sismi del 1688, del 1694 e del 1702. Il suo nome appare sempre più raramente nei documenti dopo tali eventi e il ricordo della sua esistenza, come paese, si è affievolito di generazione in generazione. Oggi solo qualcuno, tra quelli che leggono, sa che è esistito. Se non ci fossero i documenti si metterebbe in dubbio la sua esistenza, direi millenaria. L'ultima volta appare nell'enumerazione dei casali di Montevergine del 1777 col nome di Fistulario, e in altro documento, pure del 1777, col nome, questa volta, di Festolari. Quali furono le cause, in breve, della decadenza e della fine di Festulari? Credo che siano state soprattutto le seguenti:

  1. il sito in cui era sorto, un pianoro ristretto ed eroso progressivamente da due torrenti e da frane perpetue, che minacciavano o attentavano alla sua sicurezza e stabilità, limitandone e impedendone lo sviluppo;
  2. la posizione isolata e la lontananza dalla via di traffico e di commercio che unisce le valli del Sabato e del Calore;
  3. le frequenti calamità naturali, tra cui la peste del 1656, che decimò la sua popolazione; i sismi del 1688, del 1694, del 1702 e del 1732, che colpirono gravemente le sue abitazioni, già fatiscenti e dissestate a causa delle frane;
  4. la scarsezza d'acqua potabile in loco.

Ora due segnali turistici, uno al bivio della circonvallazione e l'altro presso l'edificio scolastico di S. Giacomo, ne ricordano il nome ai cittadini e ai passanti. A proposito dell'identificazione della chiesa di S. Gaetano ad Festulana c'è bisogno di qualche altra considerazione. Perchè gli abitanti di Terranova, lontani circa un km., dalla chiesa sita in collina, edificarono una chiesa in paese per evitare i disagi e le fatiche di andarvi a praticare il culto, invece quelli di Festulari, distanti circa 3 km. dalla medesima chiesa non provvidero a fare altrettanto, costruendosela nel proprio paese? Due erano i casi: o essi non erano cristiani, oppure avevano già una chiesa in paese. Se si considera vera la prima ipotesi, la chiesa sita in collina, pur essendo detta di S. Gennaro a Festulana, non apparteneva affatto a Festulari. Se, invece, si accetta per vera la seconda ipotesi, ossia che avessero una chiesa in paese, sbaglia chi identifica la chiesa di S. Gennaro ad Festulana come chiesa di Festulari. Si aggiunge, inoltre, che sia la chiesa di S. Gennaro che quella dedicata a S. Giacomo, pur denominate rispettivamente ad Festulana e ad Fistularam, non appartenevano di fatto a Festulari. Allora perchè si denominavano con questo nome? Perchè, Festulari, essendo un casale noto e di antico riconoscimento giuridico costituiva un sicuro punto di riferimento, mentre le case sparse che erano intorno alle due chiese non offrivano questo supporto, non essendo casali. La chiesa della Madonna di Costantinopoli era più vicina a Cucciano che a Festulare. Questa chiesa collinare dovrà avere origini comuni con quella identificata sulla collina di Lentace, dedicata a S. Michele Arcangelo, e con quella che esisteva sul Belvedere di Mancusi, consacrata a S. Marciano, almeno per quanto riguarda la funzione e il significato, ed anche per ciò che concerne l'epoca della costruzione. C'è bisogno di ulteriori ricerche storiche per chiarire le intuizioni e verificare:

  1. se la chiesa di Costantinopoli è sorta su un tempietto dedicato a Terminus dio romano, posto a guardia dei campi, siccome quella località e detta Termite, che in dialetto locale significa termine, confine;
  2. se la chiesa dell'Angelo, che si trova sulla collina di Lentace chiamata Tuoro, sia stata costruita su un sacello, dedicato dai pastori al Toro sannitico;
  3. se i ruderi della chiesa di S. Marciano di Mancusi, che affiorano tra le sterpaglie del Belvedere, si trovano sul luogo ove anticamente poteva esserci un tabernacolo del dio Pan, che significa tutto (vedi il toponimo "li panici").

Le chiese collinari ebbero, nel Medioevo, diverse funzioni:

  1. assicurare la continuità religiosa;
  2. soddisfare esigenze paniche, poetiche ed estetiche antiche;
  3. rispondere ai bisogni di vedetta, di avvistamento dei pericoli, di difesa, di salubrità;
  4. avere un simbolo, un emblema visibile da lontano, quasi come un faro da cui diffondere con il suono delle campane, le voci e le emozioni della vita del proprio paese (festa, battesimo, lutto);
  5. motivi mistici ed ascetici oppure politici nel senso della "polis".

La chiesa esistente sulla collina di Lentace, aveva anche l'eremita. Anticamente il tempio esprimeva il bisogno di sacralità della vita, della patria e del tesoro comune per una gente. La difesa ultima della patria si concentrava nel tempio. Il nemico che distruggeva un tempio era empio e su di lui s'invocava la vendetta degli dei. Si ricorda che i Romani per disperdere gli Ebrei ne distrussero il tempio di Gerusalemme. Ed ora un particolare curioso: l'antico villaggio appare, nei documenti, col nome di Festulario nel 1174, scompare con quello di Fistulario nel 1777 e di Festolari dello stesso anno, resta il toponimo Maccafava. Il lungo arco della sua esistenza è segnato dall'etacismo e dall'iotacismo; dal vocalismo latino ed italiano; infine dal consonantismo greco, latino e volgare. Ecco l'epigrafe e l'epilogo. Il pagus di Festularium era abbastanza sicuro dal punto di vista strategico perchè sito in una piana rialzata, protetta da tre lati da valli naturali che, a guisa di profondi fossi militari, lo rendevano inespugnabile. E non perì per insidie apprestate dai nemici, ma per gli assalti delle calamità naturali, a cui era esposto: strati friabili, aria stagnante, erosione continua. La peste del 1656, il terremoto del 1694, poi quello del 1702 e, per ultimo quello del 1732 ebbero ragione di lui. E vinto dal morbo, perì ingloriosamente non prima, però, di aver affidato i suoi Lari a S. Giacomo, suo figlio diretto:

E tu onore avrai

nella festa dei Lari,

finchè all'umana prole

i morti sian cari.

 

NOTE:

  1. G. De Nicastro, Benevento sacro, pag. 314
  2. G. Zenoni, Morfologia greca, pag. 6 - Venezia, 1942
  3. G. Bonfante-P. Ferrero, Schola nova, nova ratio - pag. 18, Milano, 1973.
  4. M. Rotili, Benevento e la provincia sannitica, pag. 203 - Roma, 1958
  5. G. Mongelli, Abbazia di Montevergine, Regesto delle pergamene.- Roma,
  6. A. Mastrullo, Montevergine sagro, Napoli, 1663, pag. 407
  7. G. Castagnetti, La capitale del Principato Ultra, Montefusco. L

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