On. Avv. Giambattista Bosco Lucarelli

IL DIARIO DI UNA VITA

GIOVAN BATTISTA BOSCO LUCARELLI

BOSCO LUCARELLI GIANBATTISTA

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IL DIARIO DI UNA VITA

da: "Giambattista Bosco Lucarelli - Un Popolare autentico" a cura di Danila De Lucia - Collana "Gente e fatti del Sannio" Vol. n.4 - edizioni MESSAGGIO d'oggi - stampa microPRINT Benevento - aprile 1994.

Giambattista Bosco Lucarelli (1921)

[...] Parlare di Giambattista Bosco Lucarelli non è compito facile. La sua figura e la sua opera dominano un cinquantennio di vita politica, amministrativa e sociale non solo del Sannio, ma dell'intero mezzogiorno d'Italia: nel quale egli, con Sturzo e Rodinò, fu pioniere e banditore del movimento di pensiero creato dall'importante enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII. Nato a Benevento il 21 maggio 1881 da nobile famiglia di antiche tradizioni civiche, a soli nove anni restò orfano di padre.

Fu educato così dalla compianta sua madre, donna di altissime virtù religiose civili e sociali e compì i suoi studi a Napoli, laureandosi in Giurisprudenza nel 1903. in dagli anni giovanili spiritualmente e culturalmente preparato dalla educazione familiare e dai severi studi compiuti sentì il fascino dell'ideale sociale cristiana che, in quegli anni, per opera di insigni precursori andavasi sviluppando ed affermando nelle regioni più progredite del Settentrione. E si sforzò subito, secondo il suo costume di tradurla in opere concrete, in organizzazioni attivistiche. Nel 1901 fondò in Benevento, con un gruppo di operai l'associazione democratica cristiana che fu per 25 anni, sino cioè a quando, nel 1926, il fascismo la costrinse alla chiusura, il centro di tutte le attività dei cattolici nella vita pubblica della diocesi e della provincia di Benevento. A questa associazione si affiancarono man mano altre organizzazioni di carattere economico e sociale, sorte a beneficio del popolo, testimonianza del profondo interesse ai suoi bisogni che Giambattista Bosco Lucarelli ha sempre avvertito, pagando spesso di persona. Sorsero così casse rurali, cooperative, leghe di operai e di agricoltori. La più cospicua realizzazione, in tal campo, fu l'Unione Agraria Cooperativa "Benedetto XIII" da lui fondata e diretta, strumento efficace di potenziamento e difesa degli interessi della classe agricola, di cui il fascismo, naturalmente una volta padrone del campo, si appropriò, incorporandola nel Consorzio Agrario Provinciale da esso creato. Contemporaneamente Giambattista Bosco Lucarelli partecipava alla vita dell'Azione Cattolica, in quegli anni che erano preparazione alla difficile missione di apostolato laico affidatale dai Sommi Pontefici e di formazione dei relativi quadri, divenendone in breve volgere di tempo, una delle personalità più in vista in campo nazionale. Primo presidente del Circolo Ciovanile "La Salle", fu a capo del comitato organizzatore del Congresso di tutta la Gioventù Cattolica del Mezzogiorno, tenutosi a Benevento nel 1903 sotto la presidenza di Pericoli. Da detto congresso fu a capo per alcuni anni del movimento giovanile dell'Italia meridionale. Ancora sotto la Presidenza di Pericoli fu componente, con Cingolani e con Umberto Merlin, del Consiglio Nazionale della Gioventù Cattolica Italiana. Sotto la presidenza di Toniolo, Boggiano Pico e Necchi, rappresentò l'Italia meridionale nel Consiglio dell'Unione popolare tra i Cattolici d'Italia. Sotto la presidenza di Folli fu, con Filippo Meda, nel consiglio direttivo dell'Unione elettorale cattolica. Costituita la Giunta Centrale dell'Azione Cattolica sotto la presidenza del Conte Della Torre vi rappresentò, con Sturzo, l'Italia meridionale. E' stato cameriere segreto di Cappa e Spada dei Sommi Pontefici Pio X e Benedetto XV. In quegli stessi anni Giambattista Bosco Lucarelli partecipava non meno attivamente (terzo aspetto della sua poliedrica attività) alla vita amministrativa locale, esponente delle forze cattoliche che dopo una memorabile battaglia elettorale, alleatesi agli elementi delle correnti moderate della borghesia, riuscivano a strappare l'amministrazione comunale beneventana alla faziosità socialista e massonica che vi aveva dominato. Nel periodo 1905-1913 Giambattista Bosco Lucarelli fu consigliere comunale e assessore del Comune di Benevento, componente la Giunta di vigilanza della Scuola Industriale e componente del Consiglio provinciale scolastico. In tali cariche rivelò le sue doti di profondo studioso e conoscitore di problemi amministrativi e scolastici che, in seguito, caratterizzarono la sua attività parlamentare ed uomo di governo. Con tali precedenti quando nel 1919 Sturzo lanciò il suo appello "ai liberi e forti" fondando il Partito Popolare Italiano, era naturale che Giambattista Bosco Lucarelli vi aderisse fra i primi e ne divenisse uno dei più insigni esponenti. Nelle elezioni politiche di quell'anno fu eletto con largo suffragio, Deputato al parlamento; nel 1920 fu eletto Consigliere Provinciale del mandamento di S. Giorgio del Sannio; nelle elezioni del 1921 gli fu rinnovato il mandato politico con ancora maggiore suffragio. Vice presidente del Gruppo parlamentare del Partito, membro della Commissione del Lavoro, presentatore alla Camera dell'ordine del giorno che sanzionò la parità di trattamento di fronte allo Stato delle organizzazioni bianche con quelle rosse, membro della giunta delle elezioni e presidente della Commissione di inchiesta per le elezioni del collegio di Padova-Rovigo, si dimostrò uno dei parlamentari più attivi e preparati. Nel 1922 fu nominato, nei due ministeri Facta, sottosegretario di Stato all'Industria e come tale presiedette la Commissione di studio che preparò il disegno di legge sulla istruzione industriale, presentato dal ministro Rossi alla Camera dei Deputati l'11 luglio 1922. Nelle altissime cariche ricoperte si prodigò incessantemente a favore degli interessi della provincia e dei bisogni delle sue popolazioni, specie di quelle più diseredate. Intanto, per tutto quel complesso di cause storiche che qui non è il caso di esaminare, sorgeva il fascismo ed il 28 ottobre 1922 si impadroniva del potere. Giambattista Bosco Lucarelli ne fu uno dei più decisi oppositori e contro di lui, in particolare, si accanì il livore e la violenza dei suoi esagitati fautori, che arrivò sino all'aggressione armata. Nelle elezioni del 1924 fu fatto segno, in piazza Mercato a Benevento, a colpi di arma da fuoco e un giovane, Edoardo Liguori, che coraggiosamente accorse in sua difesa, cadde ferito al suo fianco. Ciò nonostante veniva rieletto deputato insieme a Giulio Rodinò e Antonio Anile: unici deputati del partito Popolare del Mezzogiorno peninsuiare rieletti. Partecipò all'Aventino, fedele al suo Partito, e fu dichiarato, nel 1926, decaduto da deputato. Dopo di che si ritirò a vita privata, ma la sua figura restò incancellabile nel ricordo di quanti ne avevano condiviso gli ideali e avevano, pur nelle ore tristi, conservato nel cuore la fede nella loro resurrezione; esempio per tutti di dignità e fierezza di fronte alla dittatura, specie per i più giovani, per coloro che, malgrado l'opera denigratoria del fascismo, avevano appreso dalle testimonianze degli anziani, e dai liberi studi compiuti, ad amare la democrazia. Cosicché, quando, nei primissimi mesi del 1944, un gruppetto di anziani e di giovani decise di dar vita anche nella nostra provincia al Partito Democratico Cristiano, Giambattista Bosco Lucarelli aderendo all'unanime desiderio di costoro riprese il suo posto di lavoro e di lotta per l'affermazione degli ideali cristiani e per la ricostruzione morale e materiale del paese dilaniato e distrutto dalla guerra. In un memorabile discorso del maggio 1944 nel teatro del Collegio La Salle, indicò, con lucidità mirabile di concetti e grande nobiltà di espressioni, la meta da raggiungere e le vie da percorrere, suscitando il più grande entusiasmo in tutti gli ascoltatori. Da allora fu di nuovo maestro di tutti, giovani e anziani, maestro e moderatore, capo indiscusso e venerato del Partito nella nostra provincia e esponente autorevole di esso anche in campo nazionale, essendo stato eletto membro del Consiglio Nazionale e della direzione del Partito. Per designazione di tutti i partiti fu nominato Presidente della Deputazione provinciale di Benevento, carica che tenne sino alla nomina a senatore, restando poi, fino alle elezioni amministrative del 1952 (esempio ancora una volta di modestia e dedizione al pubblico bene) nell'amministrazione come semplice deputato provinciale. E' stato ed è Commissario dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Commissario e poi Presidente del consiglio di amministrazione dell'Istituto Tecnico Industriale "Bosco Lucarelli" di Benevento, distrutto dai bombardamenti nell'ultima guerra, lo ha fatto risorgere ampliato e lo ha avviato a divenire uno dei migliori istituti del Mezzogiorno. E' Presidente, attualmente, dell'Associazione Nazionale dell'Istruzione Industriale. Fu chiamato nel 1945 a far parte della Consulta nazionale ed assegnato alla Commissione di industria e commercio. Nel 1946 fu capolista della Democrazia Cristiana nel collegio Benevento-Campobasso per le elezioni dell'Assemblea Costituente. Eletto con imponente suffragio prese attiva parte alla formazione della Costituzione della Repubblica pronunziando applauditi discorsi sulla scuola e sull'ordinamento amministrativo e diventando, poi, Vice presidente di questa storica assemblea. Nel 1948, nominato senatore di diritto, lasciò il posto nella lista ai giovani formatisi sotto il suo insegnamento, e diresse tuttavia, quale capo del Partito, la lotta elettorale sino al più completo successo. Nel primo Senato della Repubblica, si è ancora una volta affermato quale studioso di problemi amministrativi e scolastici e quale strenuo difensore degli interessi del Mezzogiorno, pronunziando, fra l'altro, un notevole discorso sull'insegnamento professionale ed assumendo la presidenza della Giunta del Mezzogiorno. Oltre al vero e proprio lavoro parlamentare, incessante e diuturna è stata poi la sua attività, durante le due legislature post-belliche, a tutela degli interessi della nostra provincia e della regione specie nel campo, in cui è così profondamente versato, dei lavori pubblici: decine e decine di opere di alto valore morale, sociale ed economico si devono al suo fervido interessamento. Mai affievolita o resa stanca dal carico degli anni è stata negli ultimi tempi la sua opera di assistenza al popolo, nella quale egli non ha mai badato al colore politico, ma solo all'intensità ed all'urgenza del bisogno di chi chiedeva. Scaduto dalla carica di senatore di diritto per lo scioglimento del Senato la Democrazia Cristiana lo presenta ora nelle elezioni per la Camera dei Deputati quale numero 1 nella lista nel collegio Benevento-Avellino-Salerno. La presenza del suo nome in testa alla lista stessa e una affermazione di alto valore morale, che riallacciando il passato al presente, mostrando l'esempio di una vita luminosa spesa tutta al servizio di altissimi ideali e del pubblico bene, dal quale ancora tanta messe di insegnamenti e di opere è possibile attendere, addita a tutti la via da seguire per il raggiungimento delle più nobili e delle più ardue mete [...].

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Giovan Battista Bosco Lucarelli

da: "C'erano una volta a..Benevento"- di Ugo Mucci - ed. Istituto Grafico Editoriale Italiano - Napoli - 1994.

[...] Un altro personaggio di grande statura morale che onorò la nostra città, uno di quegli uomini di cui purtroppo se ne è perduto il ricordo, e stato colui che nella nostra Benevento e nella nostra Provincia fu a capo delle formazioni cattoliche. Intendo parlare di Giovan Battista Bosco Lucarelli, un signore alto, imponente, severo nell'aspetto ma di animo grandissimo e nobile, disponibile per tutto e per tutti, uno di quei signori della vecchia borghesia beneventana di cui possiamo andar fieri. Giovan Battista Bosco Lucarelli, Raffaele De Caro e Luigi Basile furono, negli anni antecedenti il fascismo, i veri protagonisti della vita politica cittadina, uomini di grande valore, avversari ma mai nemici, anzi, furono sempre amici pur nella diversità delle opinioni. Uomini che fecero della competizione politica un campo pacato, cavalleresco, per il confronto delle idee. Non scese mai, né lui né gli altri, come si usa oggi purtroppo, in volgarità o aggressioni personali, non usò mai la violenza verbale, mai che si udisse dalla sua bocca una calunnia a danno dell'avversario, una demonizzazione per aprirsi le porte al successo personale. Nacque, Giovan Battista Bosco Lucarelli, nell'anno 1881, da una nobile famiglia di antiche tradizioni, una famiglia patriarcale dalla quale egli ricevette una educazione al rispetto del prossimo ed una fede autenticamente religiosa che fu, poi, la guida di tutta la sua vita. Lo ricordo, questo signore, quando lo vedevo uscire dal palazzo avito di Piazza Roma, quel palazzo che oggi non so quale destinazione abbia avuto, imponente, con gli occhiali a pinz-nez, vestito di grigio scuro e con un cappello altrettanto scuro modellato a ciambella, ma mai con la falda abbassata. Era quella foggia che gli donava un che di altero, di sublime signorilità ed i suoi amici ed estimatori lo circondavano con gran rispetto attendendo da lui un consiglio, un rimprovero anche, un qualcosa che potesse tornare sempre a beneficio di tutti. Perché Bosco Lucarelli, da gran signore e da convinto assertore dei principi della democrazia, seppe sempre mantenere il giusto equilibrio in tutte le sue azioni e sotto ogni aspetto della vita di cittadino e di uomo politico di pregio. Rimase orfano di padre quando aveva appena nove anni e fu la madre, una nobile signora di antiche tradizioni, che lo educò e lo iniziò alla vita raccomandandogli sempre quei principi religiosi che egli si portò dietro ed applicò nella sua vita. Si laureò in giurisprudenza all'Università di Napoli nell'anno 1903 e subito dopo la laurea, sentendo il richiamo di quegli ideali che la madre gli aveva inculcato e per essersene fermamente convinto durante gli studi, essendo anche dotato di spirito di iniziativa, rivolse la sua attenzione verso gli ideali politici che facevano riferimento al Vangelo e cercò di andare incontro ai bisogni dei più poveri, buttandosi a capofitto nell'organizzazione, insieme agli operai, dell'associazione democratica cristiana che tenne con enorme prestigio per ben venticinque anni, cioè fino a quando nel 1926 non fu costretto dal nuovo regime a cessare questa proficua opera dovendo peraltro abbandonare la carica di deputato essendo stato dichiarato decaduto. Fu in quell'epoca che Bosco Lucarelli, insieme ad altri eminenti uomini, pur di non essere costretto a sottomettersi a chi lo aveva privato della libertà di espressione e di pensiero, fedele a quel partito popolare creato da Sturzo, partecipò a quel famoso Aventino dove si ritrovarono tutti gli uomini, Raffaele De Caro compreso, che per venti anni avrebbero nel silenzio combattuto la loro battaglia di ideali di libertà, sotto diverse ideologie ma tutte improntate al rispetto del prossimo, al bene comune di cui si sentivano artefici e responsabili. Né lui, né altri uomini che si erano dedicati alla politica approfittarono mai del denaro pubblico; fu, insieme agli altri suoi colleghi, severo custode di civiche doti, profuse dal suo personale patrimonio familiare. Ma oggi, mentre assistiamo al dramma di decenni di ruberie e di arricchimenti ai danni di coloro che avevano creduto, ecco che rivolgiamo il nostro pensiero ad uomini di cotal fatta che restano nella storia delle pubbliche virtù. Fu consigliere comunale a Benevento, poi deputato e subito dopo la guerra e la caduta del fascismo, Bosco Lucarelli, su preghiera di quanti lo avevano conosciuto ed amato, cedendo alle loro pressioni, si decise a riprendere le redini del movimento cattolico beneventano sotto le nuove insegne della Democrazia Cristiana, che onorò con la sua opera e con il proprio nome. Eletto nella Costituente, la prima libera assemblea del dopoguerra, fu poi senatore di diritto e non mancò di offrire la propria disponibilità e la propria opera in favore della nostra Provincia e della Regione Campania. Commissario dell'Opera Maternità ed Infanzia, fu Presidente del Consiglio di amministrazione dell'Istituto Tecnico Industriale in Viale San Lorenzo che porta il suo nome. Con uomini come Bosco Lucarelli, Benevento conobbe un periodo di grandi emozioni, soprattutto per i giovani che alla loro scuola si andavano formando e che più tardi sarebbero stati i nuovi protagonisti della vita pubblica locale e nazionale. Esiste ora, a Benevento, per fortuna, una piazza intitolata a Raffaele De Caro ma non mi sembra che, sia il nome di Giovan Battista Bosco Lucarelli, come quello di Luigi Basile, ricorrano nella toponomastica cittadina. Abbiamo queste glorie, onoriamole allora perché sono il nostro vanto ed il biglietto di presentazione di sicuro pregio, oltre che punto di riferimento per l'esercizio di una corretta ed onesta vita politica, dovere di ogni cittadino che abbia a cuore le sorti del proprio paese e della propria Patria. [...]

 

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Bosco Lucarelli G. Battattista

da: "DIZIONARIO BIO-BIBLIOGRAFICO DEL SANNIO" - di Alfredo Zazo - ed. Fausto Fiorentino - Napoli - 1973

[...] Benevento il 21 maggio 1881, in Napoli il 23 aprile 1954. Notevole figura politica del Sannio, per larga visione di problemi sociali ed economici e capacità organizzatrice. Nel 1901 fondò in Benevento "l'Associazione democratica cristiana" e " l'Unione giovanile cattolica". Su una sempre più salda base di consensi, creò una Banca cattolica del Sannio, una Federazione delle casse rurali, leghe di agricoltori e cooperative, non trascurando iniziative editoriali di cultura. Curò particolarmente lo sviluppo di quell'Istituto industriale cittadino che ora porta il suo nome. Questa larga attività, favorì la preminenza del suo partito e la sua nomina a sindaco (1911). Nel 1919 aderì al Partito popolare e vice-presidente nazionale di quel partito, nel Sannio ne fu capo incontrastato. Deputato al Parlamento (1919-1926) mostrò grande assiduità ai lavori parlamentari; fece parte della Commissione di legislazione sociale e ottenne che si riconoscesse parità di diritti e doveri a tutte le cooperative anche se ispirate e direttive diverse da quelle socialiste. Assertore del decentramento amministrativo e della formazione giuridica delle regioni, sostenne la ricostituzione della regione sannita con le tre province di Avellino, Benevento e Campobasso. Sottosegretario per l'Industria e il Commercio nel gabinetto Facta, con l'avvento del Fascismo decadde dal mandato parlamentare (9 nov. 1926). Riprese la sua attività politica con rinnovato fervore nel 1945 quando come deputato e vice presidente della Costituente, partecipò a quei lavori. Fu senatore e sempre memore della sua provincia, chiamato a presiedere a quella Deputazione provinciale, ne riordinò la vita amministrativa.

Bibl. - Roma, Arch. Centrale di Stato: Benevento, b. 81; Il Popolo, Benevento, 13 nov. 1919: La Gazzetta di Benevento, 13 aprile e 24 giugno 1922; A. ZAZO, Per il riconoscimento della Regione sannita, Benevento, De Martini, 1947; M. Rotili, Benevento e la provincia sannitica cit., p. 296 - cfr. I Deputati e Senatori del primo Parlamento Repubblicano, Roma. La Navicella, 1949, p. 475. [...]

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