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Mutarelli Domenico

(Benevento nel 1806). Dal padre Barbato, ereditò l'amore per la libertà al quale unì un vivace spirito polemico. Anche un suo zio paterno, Domenico Antonio, aveva aderito nel 1799 alla "democratizzazione" della città pontificia, non trascurando di inneggiare a quella Francia che "infrante le rugginose catene del dispotismo, restituiva a ognuno i suoi naturali diritti". Era stato poi, per breve tempo, luogotenente del governatore pontificio Stefano Zampelli e infine giudice del Tribunale di appello all'inizio del governo del Talleyrand. Domenico Mutarelli esercitò in Benevento la professione legale, tenuto d'occhio dalla polizia pontificia e da quella borbonica che nel giugno del 1849 lo elencava tra i fautori del Mazzini e "principale regolo dell'anarchia". Ma la sua operosità politica si manifestò in pieno nel 1859 quando stretti legami lo unirono all'audace agitatore Giuseppe De Marco che con Salvatore Rampone futuro presidente del Governo provvisorio (settembre 1860), aveva poste le basi del Comitato insurrezionale di Benevento col programma "Italia e Vittorio Emanuele" (febbraio 1860). Dal marzo al 2 settembre di quell'anno, il Mutarelli organizzò anche a sue spese, l'arruolamento di una "colonna insurrezionale" della quale fecero parte anche soldati e gendarmi pontifici indotti a disertare. Il 3 settembre egli entrava a far parte del Governo provvisorio e il 27 successivo inviava a Giuseppe Garibaldi la progettata pianta della provincia di Benevento che sorgeva per volontà del Dittatore. Il plebiscito del 21 ottobre 1860 coronava la pacifica rivoluzione, ma vive discordie agitarono i sostenitori del Governo provvisorio e coloro che pur aderendo al movimento liberale, ne costituivano l'elemento moderato. Fu quest'ultimo a prevalere e il Mutarelli invano ingaggiò una serrata lotta contro il maggior esponente dei moderati, il governatore Carlo Torre, lotta durante la quale l'ideale nazionale finì per stemperarsi nelle animosità personali, dilagando in stizzose accuse e aspre polemiche di stampa. Nel maggio del 1861, il Mutarelli creava in Benevento un Circolo Popolare Nazionale, uno di quei Circoli che si prefiggevano col rinnovamento della vita sociale, economica e politica del paese, il conseguimento della completa unità nazionale. Capo del Partito d'Azione, divenuto oramai garibaldino più che mazziniano, egli si dedicò all'attuazione del nuovo programma e attraverso l'istituzione di scuole serali da lui patrocinate, si sforzò di "allontanare dal popolo attraverso l'ideale unitario, l'obbrobriosa procurata ignoranza, conseguenza di secoli di umiliante servaggio". Né l'episodio di Aspromonte (30 agosto 1862) disanimò il Mutarelli e i suoi seguaci che non mancarono di rispondere all'appello lanciato da Caprera il 6 agosto 1863: "Vi chieggo un altro milione di fucili per lavare ciò che resta ancora di bruttura sulla terra italiana". Fu questa l'ultima notevole manifestazione dell'operosità politica e sociale di Domenico Mutarelli.

Bibl. - Arch. Stato Napoli, Minirtero Polizia, fasc. 47; A. MELLUSI, L'origine della Provincia di Benevento cit., pp. 57, 66, 71 e passim; F. DE SIMONE, Benevento dal 1799 al 1849 cit., p. 20; A. ZAZO, Mazziniani e Murattiani nel Ducato di Benevento (1855-57) in Samnium 1929, I, p. Il; Id. Il Sannio nella rivoluzione del 1860. I Cacciatori Irpini cit., pp. 33, 45-6, 58, 131-2; Id. Il Ducato di Benevento nel 1847-9 (Diario) Napoli, C. Ed. Armanni, 1948 p. 136; Id. La Rivoluzione di Benevento e la missione Bentivenga del sett. 1860 in Samnium, 1961, p. 23 e passim; Id. Il Partito d'Azione in Benevento nel 1860-3 in Saninium 1961, p. 213 e segg. Id., Inquisizioni e condanne in Benevento e nella sua provincia per gli avvenimenti del 1799 in Samniuin 1962 cit., p. 27; Id. Benevento e il Sannio per l'Unità d'Italia, Benevento, 1961, p. 31. Id., Il Codice Napoleone e la sua contrastata applicazione nel Principato di Benevento in Samnium 1971, pp. 15 e 18.

da "DIZIONARIO BIO-BIBLIOGRAFICO DEL SANNIO" di Alfredo Zazo, Ed. Fausto Fiorentino, Napoli, 1973

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