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IL GOVERNATORE DI CAPITANATA

DELEGA DEI PIENI POTERI AL MAGGIORE CESARE REBECCHI

 

 

 

 

 

 

 

6 Novembre 1860

 

 

Mio caro Rebecchi,

Le acchiudo un ufficio, pel quale le delego i pieni poteri, ma in confidenza debbo dirle alcune parole... Il giudizio che il Consiglio di Guerra à dato stanotte mi sembra assai severo.

Ai macelli fatti dai ribelli, noi ne aggiungiamo legalmente un altro. Sono tredici vittime che aggiungiamo alle trenta perite nel carcere e nelle campagne per opera de’ malvagi.

E’ un olocausto di carne umana, che facciamo ai Borboni, i quali certamente ne rideranno da demoni. Ma basta fin qui. In Cagnano, uno o due vittime saranno sufficienti a vendicare la società offesa. Se le verrà in mano, per esempio, Francesco Cascavilla, importa all’onore del paese che un mostro simile vada capitalmente punito; ma intorno ai pervertiti è utile che la clemenza del nuovo governo si mostri un po’ più larga per emendarli.

Mi si è riferito che il Consiglio di Guerra intendeva anche di fare arrestare l’arciprete Bramante, il canonico Lombardi ed altri. Se ciò avesse fatto, sarebbe stato non solo eccedere i suoi poteri, ma un atto di debolezza, cedendo agli schiamazzi di alcuni mestatori di questo Comune, a lei abbastanza noti.

Mi compiaccio quindi che, sia per obblivione, sia per più maturo giudizio, la sentenza vada netta da tale macchia.

E’ inutile che io la prevenga che la tirannide dei Borboni avendo sconvolto, anzi lacero ogni vincolo sociale, in ciascun Comune sono accese delle gare, le quali mantengono divisi in due campi i membri del Paese. Quindi gli odii intensi e le calunnie ostinate e le vili detrazioni alle migliori nature dei cittadini.

Ella à senno abbastanza da guardare freddamente queste schifezze del nostro corpo sociale, e terrà l’orecchio chiuso ai delatori... Facciamo il bene senza passione ed imparzialmente, ed avremo renduto un servizio al paese ed a noi medesimi.

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Signore,

dovendo partire per Foggia, ed essendo necessaria qui in San Giovanni Rotondo non solo la finale repressione, ma la punizione ancora degli autori de’ movimenti insurrezionali di questo Comune e di quello di Cagnano, io delego a Lei i pieni straordinari e illimitati poteri, de’ quali vado investito, e Le lascio principalmente i seguenti incarichi

1) Della tassa imposta su questo Comune in ducati diecimila, fra cui duemila sul Convento de’ Cappuccini, io non ho fatto finora che ducati seimilacinquecentonove dai cittadini, e Clero, e ducati trecento dai frati del detto Convento. Ella curerà fra lo spazio di due giorni di esigere la resta. Nel caso che i frati non pagheranno il saldo, io l’autorizzo a chiudere il Convento facendo prima esatto inventario della libreria, del suppellettile, delle provvigioni e de’ varii arredi, che consegnerà legalmente a persone probe ed agiate. Se i PP. invece daranno il compimento, Ella toglierà immediatamente il picchetto della Guardia Nazionale, che sta a custodia del Convento. Le somme che esigerà avrà pensiero di farmele tosto pervenire in Foggia.

2) Si recherà subito nel Comune di Cagnano e farà la istruzione di quella insurrezione, punendone gli autori con Consiglio di Guerra Subitaneo.

3) Le do facoltà di sciogliere la Guardia Nazionale di Cagnano, e di formare la nuova, nominandone il Comandante, e gli Uffiziali a sua scelta. La prego del pari darmi contezza sulla onestà, e sui sentimenti politici di tutte le autorità amministrative, politiche e giudiziarie di quel Comune.

4) Veglierà attivamente e completerà il disarmo di quei cittadini. Se le armi saranno esuberanti al bisogno della nuova Guardia, Ella mi farà pervenire in Foggia le eccedenti, per fornire quella Guardia Nazionale la quale non possiede armi bastevoli ai suoi bisogni.

La missione straordinaria che io Le affido avrà vigore sino a novello ordine ed essa si estenderà nei seguenti Comuni del Gargano, cioè S. Marco in Lamis, San Nicandro, Rignano, Peschici, Cagnano, Ischitella, Carpino, Rodi, Vico, Vieste, Montesantangelo, e Mattinata.

In qualunque di questo Comune avvenissero movimenti insurrezionali, io L’autorizzo a mobilizzare la Guardia Nazionale, ed accorrervi ad assicurare i sommovitori, ed a punirli, sempre creando Consigli di Guerra subitanei, e ponendovi, se Ella lo stima, lo stato di assedio. Di tutto mi darà contezza celeremente.

Del pari l’autorizzo ad imporre cassa straordinaria sugli abitanti de’ Comuni ribelli, onde soddisfare ai bisogni de’ militi, ed ai danni delle famiglie perseguitate, se ve ne saranno. L’esempio dato a San Giovanni ho per fermo che basterà a tenere in freno i malvagi, e quindi è mio pensiero che non si proceda ad altri arresti, massime de’ galantuomini, senza gravi ragioni che la sua prudenza vaglierà.

Il Consiglio di Guerra, che ha giudicato i misfatti di San Giovanni Rotondo, è sciolto, ed Ella comporrà di membri a sua elezione il nuovo Consiglio, che dovrà giudicare de’ casi di Cagnano. Di sangue se ne è sparso abbastanza, e dai ribelli, e dalla Giustizia.

Vada Ella prudente, e misurato com’è sua indole, ne’ nuovi giudizi. Nella istruzione de’ casi di Cagnano il Consiglio di guerra giudicherà egualmente degli altri insorti di questo Comune di San Giovanni Rotondo, che corrono la campagna, sfuggendo tuttavia gl’inseguimenti della milizia cittadina, e degli altri che sono stati arrestati mentre sedeva qui il Consiglio di Guerra.

Il Governatore

G. Del Giudice

 

 

 

 

 

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