CASTELPAGANO Terra del Sannio Beneventano

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PERIODO NORMANNO & SVEVO

disegno del Maestro Salvatore FIORE

Nel 1035, guidato da Guglielmo, detto il "Braccio di Ferro", scende in Italia dalla Scandinavia ancora un altro esercito in cerca di dominazione; si tratta questa volta dei Normanni. Questi, riuscirono a scacciare i dominatori precedenti, occupandone definitivamente il posto, per un periodo abbastanza rilevante. A quel periodo si riferisce la prima data storica scoperta fra le mura attuali di Castelpagano. Essa é incisa su una pietra murale che si trova a sinistra della gradinata che da p.zza Municipio va verso il palazzo e la chiesa madre dello SS. Salvatore, la data incisa é 1087. Quale era il sito originale di questa pietra, si presume che la pietra, sia un pezzo del portone del feudatario Normanno di Castelpagano [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000].

Il nome Castelpagano (CASTELLUM PAGANUM) è riscontrato per la prima volta nel "Catalogo dei Baroni", compilato tra gli anni 1172 - 1183 appunto sotto la dominazione Normanna. Nel "CATALOGO DEI BARONI", ci sono dei riferimenti, sia per Castelpagano che per Santangelo Radiginosa, attualmente all'interno del territorio del Comune di Castelpagano, ai numeri [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000] :

306 - "UMBERTUS DE S. ANGELO ET CUM EO FRATER EIUS DE QUODAM CASTELLUCCIO QUOD TENET SICUT DIXIT TENET SANCTUM ANGELUM, QUOD EST FEUDUM DUORUM MILITUM ET CUM AUGMENTO OBTULIT MILITES IV"

307- "IDEM UMBERTUS TENET CASTELLUM PAGANUM, QUOD EST FEUDUM DUORUM MILITUM ET CUM AUGMENTO OBTULIT MILITES IV ET SERVIENTES IV"

357- "HUGO FILIUS RAYNALDI FILLI GUILLELMI DIXIT, QUOD TENET IN DEMANIO SANCTUM LAUTERAMUM QUOD EST FEUDUM TRIUM MILITUM, ET CASTELLUM PAGANUM QUOD EST FEUDUM DUORUM MILITUM"

1396- "HENRICUS ET GUALTERIUS DE SANCTO ANGELO DE RADIANOSA TENENT SANCTUM ANGELUM, QUOD EST TRES PARTES FEUDI"

1397- "FILII RAHONIS DE CASTELLO PAGANO TENENT CASTELLUM PAGANUM, QUOD EST FEUDUM UNIUS MILITIS".

Fu proprio sotto i Normanni che queste nostre terre, come tante altre, per la prima volta, furono divise in Feudi, i quali erano considerati dei veri e propri beni immobili dei quali il contadino, allo stato di servo della gleba, non aveva alcuna possibilità di trasferirsi altrove ed era considerato come se non al di sotto di una cosa. Il Feudatario doveva al Signore, in cambio della concessione del feudo, un tributo annuo che variava da territorio a territorio. A questo tributo andavano aggiunti come "tassa fissa" un milite e due soldati a cavallo. I rapporti sociali erano, dunque, chiaramente stabiliti: Sovrano, Feudatario, Popolo. Il primo, dopo aver concesso il feudo, se ne disinteressava totalmente, ricordandosene solo per far riscuotere le "regalie". Il secondo, in piccolo, seguiva le orme del suo re, proteso verso ogni abuso ed a saziare ogni desiderio sia lecito che illecito. Il popolo, infine, carico di doveri, deriso, calpestato, affamato, offeso sia nei sentimenti sia nei diritti, era impossibilitato a reclamare contro gli abusi. Ciò dimostra che in quel caos il vero sovrano era il feudatario, temuto e ubbidito, come dice il Cantù "....qual altra idea non deve egli concepire di se stesso, potendo tutto, concepire potendolo, e potendolo per sola facoltà propria....", che dimentico d'ogni affanno terreno, aveva delegato il Baglivo o Baiulo ad esercitare in ius civile e criminale nonché in affari amministrativi. Il campo d'azione del Baglivo era vastissimo. Poteva stendere le sue mani su tutti gli affari del feudo (escluso naturalmente, su quelli riguardanti il feudatario), giudicare cause civili, provvedere all'annona, imporre l'assisa sui generi di consumo. In queste incombenze era coadiuvato dal capitano, nominato direttamente dal feudatario fra persone estranee al feudo sia per nascita sia per giurisdizione. Il capitano, assumeva il comando delle milizie del feudatario, sovrintendeva alle carceri, cercava di svolgere le mansioni di un odierno funzionario di Polizia Giudiziaria, inoltre, in un ristretto campo, si definiva giudice civile e criminale. Ma, purtroppo, come dice il Winspeare nella storia degli abusi feudali, "il governo feudale non ha conosciuto né ordine pubblico né idee di giustizia". Sotto i Normanni, e poi sotto gli Svevi, Castelpagano visse un periodo di riassetto civile ed ecclesiastico. Sulle rovine del preesistente castello, distrutto probabilmente dai terremoti del 845 e 986, il signore Normanno locale, ne fece ricostruire uno nuovo; fece rifare la chiesa dello SS. Salvatore (già edificata, secondo una ipotesi, sui resti del tempio d'Ercole), e soprattutto procedette all'infeudazione delle terre demaniali. Per quanto riguarda il riassetto ecclesiastico, Castelpagano, insieme con S. Angelo Radiginosa (Radianosa), Colle Sannita, Circello, ecc., fu incorporato alla diocesi di Morcone, divenuto nell'undicesimo secolo sede Vescovile [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000].