CASTELPAGANO Terra del Sannio Beneventano

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PERIODO FRANCESE

Nel Regno di Napoli i giovani accolsero con entusiasmo le idee di libertà, di fratellanza e di uguaglianza, che provenivano dalla Francia rivoluzionaria. Dopo congiure e cospirazioni fu proclamata la repubblica Partenopea il 21 gennaio 1799, che dovette essere salutata con gioia nei nostri paesi, considerando le numerose vertenze che essi avevano con la corte regia, con i baroni del luogo, per i servizi feudali e per gli insopportabili oneri del fisco. Ma essa ebbe vita breve, perché i Borboni ritornarono a Napoli con l'aiuto del Cardinale Fabrizio Ruffo e della flotta inglese, abbandonandosi ad una feroce repressione. In quel periodo repubblicano si affermarono gli ideali laici e si gridava: "A morte i preti e i frati". Un'ondata di giacobinismo passò con i Francesi nelle nostre contrade ancora addormentate.

Dopo la reazione borbonica gli ideali di libertà e di democrazia non andarono dispersi. I Francesi occuparono Benevento il 14.1.1799. Il tricolore sventolò sul castello il 17.1.1799. L'albero della libertà, un grande pino, fu innalzato a Piazza Orsini il 23 febbraio 1799. Il 7 aprile 1799 il francese Carlo Popp prese possesso di Benevento. L'aggregazione di Benevento alla Repubblica Francese fu solennizzata il 7.4.1799 dall'arcivescovo Domenico Spinucci con un rito pontificale alla presenza del Commissario Popp. I preti si fregiarono di coccarda tricolore. Il dominio francese a Benevento ebbe due fasi: dal 14.1.1799 al 3.6.1802; dal 16.6.1806 al 21.5.1815. Il 2 agosto 1806 Giuseppe Napoleone Bonaparte pubblicò la legge che aboliva la feudalità, che restò in vigore fino alla fine del regno di G. Murat, avvenuta nella primavera del 1815. I Borboni, ritornati a Napoli, dovettero confermare il decreto che sopprimeva le leggi feudali, lasciando però ai feudatari le proprietà del feudo; quindi non fu restituita ai contadini la terra tolta ai loro antenati, all'atto della costituzione dei feudi. Le università, non più sottoposte ai baroni, si trasformarono quasi in libere comunità locali, come oggi intendiamo i comuni. L'articolo 9 del suddetto decreto stabiliva che i molini erano beni burgensatici, cioè di assoluta proprietà del barone.

Il 9 febbraio 1799 (21 piovoso) il territorio napoletano fu diviso dal generale Championnet in Dipartimenti e questi in Comuni. Castelpagano appartenne al Dipartimento del Volturno, diventando a sua volta Cantone, dal quale Cantone dipendevano "Sepino, Attilia, Sassinore, Colle Arso, Morcone, Giuliano (San Giuliano), Cerchia Piccola (Cerce Piccola), Cerchia Maggiore (Cerce Maggiore), S. Angelo (Sant'Angelo Radiginosa?), Colle, Cercello (Circello), Menteleone (Monteleone). Ferdinando IV, rientra a Napoli il 1799; sette anni dopo, Napoleone conquista il Regno di Napoli, nominandone Re il fratello Giuseppe Bonaparte. Successivamente, la corona del regno di Napoli, fu data da Napoleone a Gioacchino Murat nel 1808, in sostituzione di Giuseppe Bonaparte destinato al regno di Spagna. Il Murat, ottenuto il trono, nonostante la sua fedeltà all'Imperatore, di cui era cognato, avendone sposato la sorella Carolina, cominciò ad avere ambizioni d'indipendenza, entrando in aperto dissidio con lui. Dopo la tragica campagna di Russia, alla quale tuttavia egli stesso partecipò come comandante in capo della cavalleria Francese, ritornando a Napoli, nella speranza di salvare il trono dal crollo dell'Impero, entrava in trattative segrete con l'Austria e l'Inghilterra, sottoscrivendo con le stesse, dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia e il conseguente esilio nell'isola d'Elba, accordi particolari divenendo di fatto loro alleato. Le prime decisioni a lui contrarie del Congresso di Vienna, per diffidenza che gli alleati nutrivano nei suoi riguardi, e la minaccia incombente della perdita del Regno, lo spinsero (il Murat era rappresentato al congresso di Vienna dal Conte Ottavio Mormile della casa ducale di Castelpagano) a riprendere le armi contro di loro, prima ancora della fuga di Napoleone dall'Elba e dell'inizio dei Cento giorni. Dopo aver tentato invano di raccogliere intorno a se gli Italiani promettendo loro l'indipendenza ed unità con il proclama di Rimini (30 marzo 1815), sconfitto dagli Austriaci a Tolentino, doveva riparare in Corsica. Tramontata per sempre a Waterloo la stella Napoleonica, illudendosi sull'aiuto che gli avrebbero dato le popolazioni Meridionali per riconquistare il regno, sbarcava con pochi compagni a Pizzo di Calabria, dove, catturato dai Borbonici, era passato per le armi, (ottobre 1815) [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000].

Castelpagano, nell'entroterra, a tutti questi continui sconvolgimenti politici e militari, paga soprattutto il prezzo della miseria e dei lutti che tutto il popolo Meridionale pagava per quel gioco di potenti. In quel periodo, il titolo di Duca di Castelpagano e Marchese di Ripalimosano (CB), fu assegnato al Generale Brigadiere Francesco Capocelatro (figlio di Giuseppe Capecelatro che fu Ministro degli Interni sotto il governo di Giuseppe Napoleone e di Murat), il quale lasciò tre figli:

Giuseppe, Michele e Alfonso. Il primo (Giuseppe) ereditò il titolo di Duca di Castelpagano, il secondo (Michele), capitano di Fregata nella Regia Marina, il titolo di Marchese di Ripalimosano (R.D. 27 luglio 1857), con il diritto di trasmetterlo in perpetuo secondo l'ordine di primogenitura. Il terzo (Alfonso Capecelatro 1824-1912), prese la "carriera" ecclesiastica, divenendo una personalità, sia nel campo ecclesiastico sia in quello letterario. Alfonso Capecelatro, portò anche il titolo di Duca di Castelpagano, ma, non si sa come lo ottenne. Forse ereditò il titolo di Duca alla morte del fratello Giuseppe che non aveva eredi. Durante il dominio di Giuseppe Bonaparte, prima e di Gioacchino Murat, poi, si avviava con diverse leggi e decreti, il processo di "Abolizione della Feudalità", seguito dalla formazione dei Comuni. A causa di questo processo di riorganizzazione, Castelpagano nel 1806 passa a far parte della provincia del Molise, restandovi fino al 1860, anno in cui passa, con i paesi vicini alla nuova provincia di Benevento (fino all'unità d'Italia, Benevento apparteneva allo Stato Pontificio). La legge 8 dicembre 1806, determinante la circoscrizione territoriale dei Distretti, stabiliva che fossero compresi nel Distretto di Campobasso otto Governi aventi rispettivamente per Capoluogo i seguenti Comuni: Campobasso, Casacalenda, Colle, Mirabello, Riccia, Ripalimosano, S. Giovanni in Galdo e Sepino. Il R.D. 25 Dicembre 1806 staccava, intanto, il Governo di Jelsi dalla Capitanata e lo aggregava al Molise; onde la legge 19 dicembre 1807, che ordinava la Circoscrizione territoriale dei Governi, aggiunse il Governo di Jelsi al Distretto di Campobasso, il quale comprese nove Governi e 35 Comuni. Castelpagano insieme a Circello fu compreso nel Governo di Colle. In seguito il Distretto di Campobasso, subì una notevole variazione nella propria struttura e configurazione geografica per effetto del R.D. 5 maggio 1811, mediante il quale essa risultò composta di 28 Circondari (già Governi) e 134 Comuni, questo perché, gli fu annesso il Distretto di Larino. Al nuovo Circondario di Colle, vi furono aggiunti, oltre a Castelpagano e Circello, anche Baselice e Foiano. Avvenuta la restaurazione Borbonica nel maggio 1815, il governo di Ferdinando I si affrettò a rimaneggiare la legislazione del decennio, non tanto per eliminare dalle leggi ciò che vi fosse di troppo ardito e poco conforme alle vedute del novello Governo, quanto per sopprimere dal loro testo le firme di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat. Con R.D. 2 agosto 1815, ed effetto del 1 gennaio 1816, si ebbe una riforma della Circoscrizione Amministrativa con lievi ritocchi a quella del Molise a cui apparteneva anche Castelpagano. Del nuovo Circondano di Colle, facevano parte: Castelpagano, Circello e Reino. Il R.D. 2 agosto 1815, non ebbe una vita molto lunga, perché, in data 1 maggio 1816 venne promulgata la legge organica sulle Circoscrizioni Amministrative. Il Distretto di Campobasso, vide aumentare da 14 a 15 i propri Circondari, mentre il numero dei Comuni da, 58 era ridotto a 57 per l'aggregazione di Ponte con Casalduni. Al Circondario di Colle, a cui apparteneva Castelpagano rimasero i soli comuni di Circello e Reino mentre Castelpagano fu aggregato al Circondario di S. Croce di Morcone (l'attuale S. Croce del Sannio) insieme a Cerce Maggiore. In seguito all 'unità d'Italia del 1860, la provincia di Molise, mutò (per i Decreti Luogotenenziali del 17 febbraio 1861) la configurazione geografica e fu ridotta di superficie. Dal Circondano (già Distretto) di Campobasso vennero staccati 5 Mandamenti (già Circondari) che vennero destinati alla nuova Provincia di Benevento (prima, Benevento apparteneva allo Stato Pontificio), pertanto la Provincia di Campobasso rimase con 10 Mandamenti, cioè, 42 Comuni. I Circondari (Mandamenti) di: S. Croce di Morcone, Baselice, Colle, Pontelandolfo e Morcone, per un totale di 16 paesi, passarono alla Provincia di Benevento, restandovi, fino ai nostri giorni, ad esclusione di Cercemaggiore che ritornò a far parte della provincia di Campobasso [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000].

Coccarda della Repubblica Partenopea

In merito all'abolizione della Fedualità, il feudo costituì per secoli un'entità politica ed economica fissa, che impedì ogni variazione di struttura fondiaria. Si può affermare che con il decreto di Giuseppe Bonaparte cominciarono lo sfaldamento e la dissoluzione dei feudi, segnando la nascita della piccola proprietà terriera, che determinò un miglioramento delle condizioni di vita nei campi.

 

Secondo una legge morale, il feudo costituitosi con l'usurpazione della terra ai legittimi proprietari da parte dei conquistatori avrebbe dovuto essere ridistribuito ai poveri, cioè agli eredi di quei legittimi proprietari che ne erano stati privati con la forza. Ma così non avvenne Il decreto, quindi, non pose alcun riparo all'ingiustizia storica. I nullatenenti, prima di diventare proprietari, dovettero sopportare tanti sacrifici per accumulare la moneta necessaria per acquistare la terra da lavorare e per costruirsi una casa, il bene primario per una famiglia. Nacque così la casa colonica con la piccola proprietà fondiaria. Finì col feudalesimo il particolarismo medioevale e si riprese il cammino verso una società aperta e cosmopolitica. La restaurazione del dominio borbonico riportò però alla ribalta i feudatari e gli aristocratici, producendo grande malcontento nel popolo che perdeva le conquiste sociali verificatesi durante il dominio francese…… tanta fu la resistenza opposta dai precedenti privilegiati, che a distanza di più di un secolo e mezzo, tale processo in pratica è ancora in corso. In Castelpagano (ma anche in moltissimi altri Comuni), verifichiamo che a tutt'oggi una buona parte dei terreni già appartenenti al vecchio feudo, sono tutt'ora di proprietà di una sola persona: Coppola Maria Sofia Duchessa di Canzano. [G. NISTA, Castelpagano nella cronistoria, inedito, 2000].