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 il Brigante

Antonio COTUGNO

da: http://www.powernet.it/montemurro/personaggi/cotugno.htm

 

Antonio Cotugno nato il 29 dicembre 1823, da Domenico e San Martino Aurelia di Montemurro. Ex pastore di Montemurro, datosi alla macchia, da circa otto anni spadroneggiava nella zona a capo di un gruppo di suoi simili. Faceva parte della sua banda anche il fratello Leonardo. In un dialogo ...forzato, realmente avvenuto la sera del 25 settembre 1869, doveva dar luogo al sorgere delle trattative tra la banda brigantesca del Cotugno e il Governo Italiano, rappresentato dal Generale Pallavicini comandante delle "Truppe per la repressione del brigantaggio nelle Provincie di Terra di Lavoro, Aquila, Molise, Benevento, Avellino, Salerno e Basilicata": Il capobanda, avendo solo fiducia nel giudice Giuseppe Imperatrice, nato a Napoli, ma di famiglia montemurrese, attraverso don A. implorava con sollecitudine la sua mediazione. Egli si sarebbe presentato a lui spontaneamente, a condizione di aver salva la vita, come la legge accordava. Chiedeva poi la immediata scarcerazione del padre dal domicilio coatto nell'isola di Tremiti, e qualche giorno di tempo per sistemare alcuni suoi affari. L'Imperatrice, trovandosi giudice al Tribunale di Salerno, appena ricevuta la notizia da don A., volendo venire incontro ai desideri di quegli infelici, subito avvertì il Ministro di Grazia e Giustizia di tale offerta. Questi ne dava comunicazione al Ministro dell'Interno, che a sua volta ne faceva partecipi i Prefetti di Potenza e di Salerno e il Generale Pallavicini. Il Generale convinto dal linguaggio franco e disinteressato diede il suo assenso per la cattura o presentazione della banda Cotugno. Egli avrebbe ottemperato alle condizioni richieste, mentre l'Imperatrice si sarebbe messo in contatto con i mediatori locali, per realizzare la presentazione dopo la liberazione del padre del Cotugno. Non riuscendo a comunicare direttamente si pensò allora di servirsi di intermediari. Ma ciò era alquanto difficile, non dovendo le trattative trapelare in paese per paura di persone che, temendo a causa della presentazione o interesse al vistoso premio sulla loro cattura di seimila ducati. L'unico che riuscì a stabilire dei contatti con il bandito fu il padre del Cotugno. L'Imperatrice, messosi in contatto con il Generale Fontana, si accordava sul luogo e il modo di presentazione della banda. Ma trascorsi pochi giorni, un messo inviatogli espressamente dal Cotugno, gli annunziava quale posto di presentazione la gola della montagna Maorno ove egli si sarebbe dovuto incontrare con i briganti senza apparato di forze. Poichè non si sentivano sicuri, ci fu un mancato incontro. Il terzo giorno si fece vivo il padre del Cotugno assicurando che la presentazione avrebbe avuto luogo il posdomani sera a Montemurro nel suo palazzo, pochè solo lì i briganti si sentivano sicuri. L'imperatrice, pur cominciando a dubitare della riuscita, si sobbarcava ad un altro disagevole viaggio, arrivando inaspettatamente a Montemurro. Ma anche questa volta l'attesa fu vana. Si seppe poi che, sobillati dalle mene di qualcuno che, temendo eventuali compromettenti rivelazioni aveva insinuato nel loro animo il sospetto di una immediata fucilazione non appena avessero posto piede nel cortile del palazzo, quindi nonostante il fermo proposito di presentarsi, si erano dileguati nella campagna, andando incontro al loro destino.. Fu gelosia, fu malvagità, fu caso, fu interesse? Lo sa Dio. La sorte a cui avevano cercato di sfuggire, era segnata. E' cosa certa che a distanza di soli quindici giorni, nella notte tra il 9 e il 10 gennaio del '70 altri intascando il vistoso premio, faceva avvolgere in un agguato i briganti accampati in una casa di campagna in contrada Valloni tra Montemurro e Viggiano, uccidendo con l'aiuto delle truppe i briganti Catoggio Vito Antonio di Armento, il montemurrese Delorenzo Antonio, e finendo a stilettate di sua mano il capo banda, Antonio Cotugno, che ferito invocava la vita per rivelare i nomi dei manutengoli e doppiogiochisti locali.

 

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